Il meccanismo all’origine del terremoto in Toscana è uno stiramento dell’Appennino, cioè un movimento di tipo estensivo tipico di tutta l’Italia centrale.
Lo spiega all’agenzia Ansa Romano Camassi, sismologo della sezione di Bologna dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Terremoto in Toscana ed Emilia Romagna, le parole del sismologo
“È un meccanismo caratteristico di questa zona, che presenta un’elevata sismicità”. Avviene cioè da una sorta di estensione della crosta terrestre in corrispondenza dell’Appennino, con un conseguente allargamento dell’Italia Centrale dovuto allo spostamento della zona adriatica verso Nord-Est e quella Tirrenica nella direzione opposta. La sequenza sismica è cominciata alle ore 4,38 italiane del 18 settembre con la prima scossa di magnitudo 3.4 vicino Marradi, 42 chilometri a Nord di Firenze. Il terremoto principale è stato invece avvertito alle ore 05,10, con magnitudo 4.9 e stesso epicentro. “Non possiamo prevedere quanto durerà – aggiunge Camassi – e se ci saranno o meno altri eventi simili a quello più forte”.
I precedenti
L’alto rischio sismico dell’area è testimoniata da due forti terremoti avvenuti in passato, entrambi con epicentro nella zona del Mugello, regione storica nel cuore dell’Appennino tosco-emiliano circa 25 chilometri a Nord di Firenze: quello del 13 giugno 1542, con magnitudo stimata di 6.0, e l’evento del 29 giugno 1919, di magnitudo 6.4. Quest’ultimo, in particolare, è uno dei più importanti terremoti italiani del XX secolo, e uno dei più forti ad oggi conosciuti con epicentro nell’Appennino settentrionale. Ma la zona interessata dall’attuale sequenza sismica risulta essere relativamente vicina anche a eventi dell’Appennino Tosco-Romagnolo, in particolare al sisma del 22 marzo 1661 (magnitudo 6.05) e del 29 ottobre 1725 (magnitudo 5.67). Analizzando invece la sismicità più recente in un’area di 30 chilometri intorno alla località di Marradi, dal 2000 ad oggi si sono verificati altri 7 eventi di magnitudo superiore a 4.0: il più forte risale al 14 settembre 2003 vicino Loiano, in provincia di Bologna, con magnitudo 5.2. Finora le scosse registrate sono circa 90. L’epicentro della maggior parte degli eventi è localizzato sempre a Marradi o nei suoi dintorni, con profondità che vanno dai 6 ai 13 chilometri. Oltre alla scossa iniziale e a quella delle 05,10, sono poche quelle che hanno superato una magnitudo di 2.0: una decina in tutto, e nessuna si colloca oltre 3.0. Il terremoto principale è stato risentito in tutta l’area dell’Appennino tosco-emiliano, in Romagna, nella provincia di Firenze e in tutta la parte settentrionale della Toscana.