Un 33enne albanese è stato sottoposto a un incubo da “Arancia meccanica” in un casolare abbandonato a Savigno, nel Bolognese. Quattro aguzzini, tra cui un italiano, lo hanno sequestrato e torturato per sedici ore alla ricerca di un parente, presunto debitore di 50-60mila euro. Le atrocità includevano legature con cavi elettrici, pestaggi brutali e minacce con armi da fuoco. I carabinieri hanno arrestato i quattro sospettati, già detenuti per altri reati, accusandoli di sequestro di persona, rapina, lesioni e tortura. Il 33enne è stato lasciato per strada a Vignola, dove è stato soccorso e ricoverato in ospedale con diverse fratture e lesioni gravi. Le indagini si concentrano sulle motivazioni dietro l’aggressione, con l’ipotesi di un debito legato alla droga o a un bottino da spartire.
Gli aguzzini, considerati pericolosi dal giudice, sono in attesa di interrogatorio di garanzia. La vittima, incensurata, ha temuto ritorsioni ma il racconto delle torture è stato confermato dalle indagini. Il casolare conteneva prove delle torture, tra cui cavi elettrici, guanti in lattice e scarpe della vittima. Le indagini, supportate da telecamere di sorveglianza e tabulati telefonici, hanno permesso di ricostruire gli eventi di quella terribile notte di agosto.