Trichinellosi carne di cinghiale Trichinellosi carne di cinghiale

Trichinellosi, casi in Puglia forse da carne di cinghiale poco cotta

Ci sono circa dieci casi di Trichinellosi dell’uomo rilevati in Puglia, nella provincia di Foggia: gli igienisti della Asl sospettano che dietro le intossicazioni del parassita ci sarebbe il consumo di carne di cinghiale non controllata.

Allarme trichinellosi a Foggia, sospetti sulla carne di cinghiale 

Il focolaio di trichinellosi (detta anche trichinosi) potrebbe crescere, secondo gli operatori sanitari che stanno ricostruendo la catena del contagio. Gli stessi che chiariscono come la malattia,  una zoonosi causata da vermi cilindrici appartenenti al genere Trichinella, non si contagia fra persone.

“Gli ultimi casi registrati in Puglia risalgono al 2016 – spiega Antonio Parisi, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata guidato da Antonio Fasanella -. In quella occasione tre persone della stessa famiglia risultarono contagiate dopo il consumo di salsicce di cinghiale di produzione propria. Va ricordato che la selvaggina e le carni di suini macellati a domicilio devono essere sottoposte a un esame particolare (esame trichinoscopico) da parte dei colleghi del Servizio veterinario dell’Asl. Si tratta di un test importante, utile a escludere la presenza di larve del parassita”.

I sintomi

Il contagio infatti avviene solo per via alimentare, con il consumo di carne cruda o poco cotta che può contenere le larve del parassita. Come spiegano gli esperti dell’Iss, le larve si localizzano a livello intestinale per poi migrare nei muscoli”dove si incistano”. Il parassita può infettare mammiferi, uccelli e rettili, in generale animali carnivori e onnivori, come maiali, volpi, cinghiali, cani, gatti e naturalmente l’uomo. L’incubazione può durare dagli otto ai 15 giorni, ma può arrivare fino a 45 a seconda della quantità di parassiti ingeriti. Raramente l’infezione può portare al decesso, mentre la sintomatologia è caratterizzata da diarrea, dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.

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