Truffa del Superbonus sul lago di Garda, con soldi compravano hotel e ristoranti: dieci arresti

Dieci persone arrestate, 12 indagati per l’ennesima maxi-truffa che sfruttava il superbonus per accumulare 17 milioni di euro in falsi crediti fiscali, rivenduti e riciclati in aziende, edifici e auto sul Lago di Garda, facendo girare il denaro anche in Spagna. A scoprire il meccanismo è stata un’indagine parallela condotta in Sicilia e Veneto e coordinata dalla procura di Verona.

Maxitruffa superbonus da 17 milioni sul lago di Garda

L’operazione è stata portata a termine dalla Guardia di Finanza di Verona e Agrigento e dai carabinieri di Verona; tre persone sono state portate in carcere e altre sette sono agli arresti domiciliari. Il Gip ha inoltre disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un valore di oltre 5 milioni di euro, su conti correnti, auto, immobili, hotel, pasticcerie e ristoranti in diverse località del Garda.

Gli indagati sono 12 persone Italia e Spagna, a vario titolo, accusati di associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio e autoriciclaggio. Le indagini hanno avuto un avvio parallelo, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, in provincia di Agrigento, da parte del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, e sul territorio gardesano con i carabinieri di Peschiera del Garda (Verona), dove l’organizzazione aveva la base.

Il gruppo era composta da persone di origine siciliana, calabrese, campana e da cittadini albanesi, e si avvaleva della complicità di un commercialista della provincia di Treviso per “favorire” le pratiche dei bonus fasulli, fino a 17 milioni di euro. Cinque milioni di crediti d’imposta per operazioni inesistenti erano stati poi ceduti tramite Poste Italiane Spa, che risultava all’oscuro del meccanismo.

Le indagini

Gli investigatori hanno seguito la traccia di numerose e frenetiche operazioni di acquisto di strutture turistiche e attività commerciali sul Garda. Sono state quindi scoperte decine di dichiarazioni di persone ignare su lavori di ristrutturazione delle facciate, con la detrazione e cessione del 90% della spesa e dei crediti a terzi, tramite il commercialista trevigiano.

I crediti d’imposta venivano ceduti a società e imprese individuali, tutte riconducibili agli indagati, e da loro ceduti a Poste Italiane Spa, inconsapevole e indotta in errore, e infine monetizzati in denaro utilizzabile a tutti gli effetti. Il denaro veniva poi trasferito su conti spagnoli e utilizzato per acquistare le attività: un hotel, due bar, due pasticcerie, due ristoranti sul lago, abitazioni e quote di società. 

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Filippo Limoncelli