Nel 2022, anno appena passato, i casi diagnosticati di tumore al colon retto sono stati circa 48 mila. Di questi almeno 40 mila, a tenersi bassi nella valutazione, potevano essere evitati. Si poteva evitare la neoplasia prendesse campo nell’organo, si espandesse, ingrandisse, moltiplicasse. Si poteva, era facilmente possibile diagnosi precoce. E precocissima terapia, talvolta solo e soltanto una indolore e rapida asportazione per via di bisturi laser. Senza tagli, sangue, ricovero, dolore. E senza dover spendere un euro. Quarantamila persone, quarantamila vite in un solo anno che potevano non conoscere da vicino il cancro e doverlo poi subire. Bastava andare, bastava meno che andare, bastava accettare l’offerta, l’invito ad uno screening, ad un esame, ad un controllo.
Il Servizio Sanitario Nazionale, la tanto strapazzata e spesso vilipesa Sanità, li offre. Gratis. Gratis. Gratis. Va ripetuto tre volte almeno. Offre gratis la possibilità di spegnere, per così dire, la prima fiammella, anzi scintilla, di tumore al colon retto. Offerta rifiutata da almeno due italiani su tre, di quelli che hanno l’età in cui il tumore al colon retto diventa una probabilità a rilevante incidenza statistica.
Il rifiuto allo screening gratuito è tutt’altro che uniforme in relazione alla popolazione e alla sua geografia socio-culturale. Nel Nord d’Italia il 55 per cento della popolazione interessata lascia cadere l’invito, l’offerta e l’opportunità e non va allo screening. Ma il 45 per cento lo fa. Nelle Regioni dell’Italia centrale a negarsi una opportunità di salute e di vita più lunga è il 69 per cento della popolazione interessata. Un disastro, ma almeno il 31 per cento della popolazione si mostra interessato alla propria salute e qualità della vita. Al Sud è voragine di cui non si vede il fondo, al Sud a rifiutare lo screening gratuito è il90 per cento della popolazione interessata (interessata nel senso che sarebbe nel suo interesse, non certo nei suoi comportamenti sanitari).
Nove su dieci che non aderiscono, non vanno, non accolgono, fanno spallucce, forse non sanno, forse se ne fregano, anche di se stessi. Stavolta non solo di strutture e infrastrutture, competenze e maestranze, investimenti e sussidi. Non è solo analfabetismo sanitario. Stavolta il sottosviluppo meridionale che si segnala in quei 9 su 10 no allo screening gratuito è culturale e civile.
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