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Uccide a colpi di fucile il fratello e la cognata per l’eredità, 84enne confessa

Uccide il fratello e la cognata per una eredità da 100mila euro dalla quale era stato escluso. E’ questo il motivo che ha spinto l’84enne Cosimò Calò a sparare con un fucile alla testa del 69enne Antonio e della 64enne Caterina Martucci, i cui corpi sono stati trovati mercoledì 1 marzo nel casolare in cui vivevano con una pensione da 480 euro al mese, nelle campagne di Serranova, in provincia di Brindisi.

Uccide il fratello e la cognata per l’eredità

Cosimo Calò ha confessato di averli ammazzati per ragioni “economiche” e vecchi “rancori”, nel corso di un interrogatorio nella caserma dei carabinieri che lo hanno sottoposto a fermo e portato in carcere. E’ accusato di duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dal legame di parentela con una delle vittime, e di porto illegale di arma da sparo. L’omicidio è stato compiuto la sera del 28 febbraio.

I rapporti famigliari si sarebbero inaspriti due mesi fa, all’apertura del testamento lasciato da Angelo, un altro fratello di Cosimo e Antonio, morto due anni fa. Angelo avrebbe lasciato in eredità a Cosimo e Caterina 100mila euro e alcuni terreni, probabilmente per consentire loro di vivere in maniera più serena. Spesso la coppia veniva aiutata economicamente dai vicini che a volte compravano loro da mangiare. Per questo gli investigatori hanno da subito escluso l’ipotesi della rapina finita nel sangue. Nei giorni successivi le indagini hanno cominciato a fare luce sulla questione dell’eredità.

L’omicidio

Secondo quanto ricostruito finora, l’1 marzo Cosimo, Antonio e un quarto fratello, il 76enne Carmelo, avevano appuntamento da un legale per discutere proprio del testamento. Un incontro al quale Cosimo, però, non è mai arrivato. Per questo Carmelo, preoccupato perché non riusciva a mettersi in contatto con lui, è andato a casa sua. Qui ha trovato il corpo di Caterina in camera da letto: la donna stringeva tra le mani un cellulare, forse aveva provato a chiedere aiuto. Il cadavere di Antonio era invece sull’uscio. Dalle ferite era evidente che fossero stati raggiunti da colpi esplosi con un’arma da fuoco di grosso calibro. E il 6 marzo i carabinieri hanno sequestrato un fucile all’interno di un capanno di pertinenza della casa di Cosimo Calò. Lo stesso fucile ritenuto l’arma del delitto.

Per l’avvocato dell’84enne arrestato, Carmela Roma, il movente dell’omicidio è “anche” legato all’eredità ma soprattutto a “problemi atavici di incomprensioni familiari”. Quanto al suo assistito, lo definisce “sicuramente provato” e “confuso”. E sulla misura cautelare in carcere, nonostante l’età avanzata, il legale sottolinea che “non c’è licenza di uccidere dopo una certa età”.

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