Rimini città divisa: intitolare una via al mitico Zanza, il re dei playboy? O no? In 35 di “onorata carriera” (parole sue ) Maurizio Zanfanti detto “Zanza” ha conquistato (eufemismo) 6.500 ragazze.
L’ ultima, una 23enne dell’Europa delll’Est, gli è sta fatale: mentre la teneva sotto i ferri nella sua auto “chirurgica “ (altro eufemismo) il Zanza, ormai 63 enne, è stato colpito da un infarto. Era il 26 settembre 2018. L’ultimo “chiavator cortese” o come lo chiamava più elegantemente il quotidiano tedesco “Bild” (“der Super-Pappagallo von Rimini “) se n’è andato a causa di un incidente sul lavoro.
Inutile ricordare il dolore di amici e dintorni per il “Grande Mietitore” e gli ettari di cuori infranti con la sua gentilezza e il suo leggendario “Birro”. Impossibile dimenticarlo. A Rimini lo amano addirittura più di Fellini. Per una semplice ragione. Eccola: ”Federico ci ha lasciato ed è andato a cercare gloria a Roma, invece Zanza non ha mai abbandonato Rimini, ha fatto tanto per il turismo. Merita una via, una piazza”.
Teresa Succi, il mamma del “re dei vitelloni”, ha lanciato la proposta di dedicare una via o un busto al suo Maurizio che nella pescheria di famiglia gestita per 57 anni a Rimini “aiutava me e i clienti”.
Aggiunge il titolare del “Bounty Pub”: È vero. Zanza è morto durante un rapporto sessuale con una ragazza. Lui le trattava bene le donne e le donne lo cercavano, dall’Italia e dall’estero, Scandinavia e non solo. Lui voleva andare a donne e le donne volevano andare con lui. Che c’è di male? Zanza non era uno sborone o un arrogante, non amava i riflettori. Era una persona modesta, positiva e riservata.
I giornali di mezza Europa e le tv lo cercavano per intervistarlo. Se lo contendevano”. Mamma Teresa tira fuori uno scatolone pieno di lettere. E dice gonfiando il petto come una cornamusa: “Ancora ricevo lettere dalle ammiratrici”.
Superato per chi? Rimini ne discute. Non si parla d’altro sotto gli ombrelloni, durante gli “apericena “, tra uno stuzzichino e una pizzetta colorata. Argomento ferragostano. La città è divisa. Dice il presidente Arcigay Mario Tonti:”Per carità, niente contro la persona. Ma Rimini deve staccarsi da certi modelli. Specie oggi che è in corsa come Capitale della cultura 2026”.
E insistono dicendo che lo sciupafemmine funzionava un tempo. Oggi c’è dell’altro. E si vede.
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