Silvia Mari dell’agenzia Dire ha intervistato Gianluca, nome di fantasia, sottufficiale dell’Esercito oggi quarantenne a cui nel 2017 fu diagnosticato un liposarcoma mixoide di II grado dopo una missione in Kosovo.
Uranio impoverito, la storia di Gianluca
Un tumore molto raro, scrive e spiega Silvia Mari, “che nasce e cresce nel corpo di Gianluca che insieme a tanti altri militari come lui è andato in Kosovo in missione, in quelle terre e aree che al tempo, tra il 1997 e il 1998, sono state appena lasciate dagli americani e dai loro armamenti. Oggi è stato finalmente riconosciuto vittima del dovere, ma la storia è tutt’altro che conclusa: la commissione medica gli ha riconosciuto una percentuale bassissima del danno avuto dalla malattia”.
Gianluca ha chiesto al Tar del Friuli Venezia Giulia “di essere riconosciuto come vittima del dovere anche a nome di tutti i suoi compagni in uniforme che si sono ammalati e che nel frattempo sono morti”.
Gianluca, scrive Silvia Mari nella sua inchiesta, ha in mente i volti dei suoi compagni che non ci sono più, li chiama “reduci, figli di mamma Italia, morti in un letto rinnegati da un vergognoso muro di gomma di vertici politici e militari che non hanno saputo gestire una situazione cosi delicata. Amo la mia uniforme e non ne riuscirei fare a meno. Una settimana dopo la radio sono entrato in servizio di nuovo e ho quasi fatto a botte con l’ ufficiale medico perché a casa non volevo stare. Il mio primo sentimento era di paura, ma non avevo paura di morire, avevo paura di lasciare la mia famiglia. Io volevo solo indossare i miei anfibi, le patch e andare a lavoro con miei ragazzi. Si parlava di me come resistente, ma come si fa ad essere resistente a tua madre? Io so che sarò fedele alla bandiera fino all’ultimo mio respiro”.
Leggi qui il servizio completo dell’agenzia Dire.