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In ospedale non hanno capito che era stata colpita da una meningite. Le hanno somministrato antidolorifici convinti che si trattasse prima di un mal di testa, poi di un mal di schiena. Il Toradol ha avuto come conseguenza tragica quella di annullare ogni dolore mentre la meningite continuava a marciare fino ad ucciderla.
Questo è emerso dalla perizia che punta il dito nei riguardi del personale dei due nosocomi romani. Valeria Fioravanti, infatti, venne ricoverata in ben due ospedali romani. Il primo ricovero è arrivato al policlinico Casilino. Il secondo ricovero, a sette giorni di distanza, al San Giovanni Addolorata: nel primo caso, la diagnosi fu di mal di testa, nel secondo le venne diagnosticata una una lombo sciatalgia. A distanza di mesi, la perizia chiesta dalla pubblica ministera Eleonora Fini chiarisce che si trattò di due fatali errori: la malattia non venne riconosciuta. Inoltre, non vennero eseguiti gli esami diagnostici necessari. Ecco perché, ora ben tre sanitari rischiano un processo con l’accusa di omicidio colposo. A loro carico, la superficialità nell’occuparsi della paziente che, accompagnata dai familiari, si rivolse a quattro ospedali.
La storia di Valeria Fioravanti, morta a 27 anni, come raccontano Corriere della Sera e Repubblica, inizia lo scorso Natale. Era il 25 dicembre quando si rivolse al policlinico Campus Biomedico: ha un foruncolo infiammato, forse per un pelo incarnito, sotto l’ascella destra. Pochi giorni dopo, accusa altri malori. All’ospedale del Casilino, le viene diagnosticata una cefalea e viene dimessa. Ecco perché le viene prescritto il Toradol: pare che la giovane avesse fatto un brusco movimento nel lavarsi i capelli.
Il 30 dicembre la 27enne torna al policlinico: le sue condizioni sono peggiorate. Infine, il 4 gennaio Valeria Fioravanti decide di andare in un altro pronto soccorso: si rivolge all’ospedale San Giovanni Addolorata. Spiega di soffrire di dolori in tutto il corpo, in particolare all’altezza della nuca. Ancora una volta, le viene diagnosticata una lombo sciatalgia. Un errore fatale. Due giorni dopo è ormai in condizioni critiche quando arriva al San Giovanni. Finalmente, una tac cerebrale conferma che si tratta di meningite e la ragazza viene ricoverata allo Spallanzani in terapia intensiva. Sarà operata lì il 7 gennaio ma è troppo tardi. Muore tre giorni dopo.
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