Funerali di Vanessa Ballan, la 26enne in attesa di un figlio uccisa dal kosovaro Bujar Fardaj. La cerimonia si è svolta oggi, venerdì 29 dicembre, al Duomo di Castelfranco. La salma è arrivata in una bara bianca sulla quale sono stati posti due mazzi di tulipani e rose bianche inviati dalla famiglia e dal compagno di Vanessa, Nicola Scapinello. Prima dell’inizio del funerale, Scapinello ha voluto raggiugere il furgone funebre e si è avvicinato alla bara stringendo a sé i genitori di Vanessa.
Nel Duomo che contiene 500 posti, non c’erano più spazi liberi. Fuori, attendevano il feretro oltre mille persone. All’uscita, la bara è stata salutata da applausi. Non è stato un evento grande come è stato per Giulia Cecchettin. Si è trattato infatti di una celebrazione più intima alla quale non hanno avuto accesso i giornalisti per volontà della famiglia della vittima.
“Abbiamo tanta rabbia perché non doveva succedere. Non devono più succedere. Io mi chiedo a questo punto a cosa servano le leggi”. A dirlo, poco prima dell’inizio del funerale è una collega del supermercato dove lavorava Vanessa Ballan, uccisa il 19 dicembre a Riese Pio X . “Noi – racconta – avevamo paura quando Fardaj – il kosovaro arrestato per l’omicidio.ndr – entrava in negozio, il suo sguardo non mi piaceva”.
La Procura prosegue intanto le indagini: Buhar Fandaj rischia l’ergastolo. Ed emergono diversi particolari, nella ricostruzione degli eventi. Il killer era amico di famiglia ed aveva anche pranzato insieme a Vanessa, Nicola e il figlio in casa loro. Nicola e il Fandaj si conoscevano dato che avevano lavorato insieme in qualche occasione, essendo piastrellista il primo e pittore edile il secondo.
“È troppo grande quanto è accaduto, è troppo al di fuori di ogni pur pessimistica previsione”. A dirlo nel duomo di Castelfranco il vescovo di Treviso Michele Tomasi nell’omelia per il funerale di Vanessa Ballan. “Non c’è un motivo al mondo che giustifichi questo atto, questa violenza. Non c’è mai. Non c’è sicuramente nel caso di Vanessa e della creatura che lei portava in grembo”.
Per il prelato “non c’è un senso nella sua brutale uccisione. Questa è il male. E con il male non possiamo, non abbiamo il diritto di venire a patti”. Monsignor Tomasi ha chiesto “il silenzio dai clamori e dalle curiosità. Silenzio della memoria e delle emozioni più negative. Silenzio della preghiera che invoca la consolazione delle vittime e la conversione dei violenti. Non certo il silenzio della ricerca della giustizia – ha puntualizzato – e nemmeno il silenzio nell’impegno per una civiltà che rifiuti nelle parole, negli atti e nei fatti la violenza sulle donne, e che superi finalmente la follia di voler possedere una persona, o di volerne determinare con la violenza le scelte e le decisioni”.
Alla cerimonia hanno partecipato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, il presidente della giunta e del consiglio del Veneto, Luca Zaia e Roberto Ciambetti.
Sono intanto fase di ultimazione le relazioni che i magistrati della Procura di Treviso invieranno all’Ispettorato del Ministero di Grazie e Giustizia con i motivi per i quali, alla denuncia di Vanessa Ballan nei confronti del suo futuro assassino, Bunjar Fandaj, non fece seguito alcuna misura cautelare.
Le relazioni, dei due pm, Valmassoi e Sabattini, e del procuratore capo di Treviso Marco Martani, saranno inviate tramite la Procura Generale di Venezia all’ispettorato del Ministero. Serviranno anche come risposta all’interrogazione diretta al ministro Nordio presentata in Senato dal leghista Gian Marco Centinaio.
Il procuratore Martani, ha negato che sul caso “non sia stato fatto niente”. Martani ha ricordato che fu subito disposta una perquisizione in casa di Bunjar. Ma in assenza dei riscontri sui messaggi intimidatori mandati dall’uomo a Vanessa (Ballan li aveva cancellati dal suo cellulare) la valutazione dei pm sul caso era stata “di non urgenza”, come aveva ammesso nei giorni scorsi lo stesso Martani.
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