A dispetto di allarmi e inchieste, la truffa telefonica va che è una bellezza: Wangiri, per esempio. Ha un nome giapponese ma funziona in tutto il mondo. Wangiri si traduce in italiano con “uno squillo e butta giù”, retaggio di quando i telefoni fissi avevano la cornetta da alzare e appoggiare.
Ma anche oggi si capisce benissimo. La truffa adottata dai cybercriminali è di semplice fattura. Il telefono squilla, quasi sempre di notte o in ore in cui è più facile non rispondere. Quando, incuriosito, la mattina vorrai sapere chi ti ha cercato, a chi appartiene quel numero sconosciuto apparso sul display, allora sei fregato.
Perché richiamare quel numero significa automaticamente aver aderito a una qualsiasi proposta commerciale, significa l’atto di sottoscrizione di un contratto, di un impegno a non meglio precisati, e va da sé costosi, abbonamenti premium o di altro dubbio prestigio.
L’Interpol è riuscita a rilevare anche i prefissi internazionali da cui provengono la maggior parte delle chiamate: Moldavia (+373), Kosovo (+383) e Tunisia (+216). Come difendersi? Non rispondere automaticamente prima di aver verificato il numero. Ricorrere a Truecaller, una applicazione che riconosce le chiamate spam e le blocca automaticamente. Allertare l’operatore telefonico o la Polizia Postale.
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