Il rilascio controllato di acqua contenuta nelle cisterne dello stabilimento nucleare di Fukushima non comporta rischi per l’ambiente o per la salute umana.
A dirlo è Alessandro Dodaro, direttore del Dipartimento Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare dell’Enea, che condivide la posizione già espressa all’unanimità dalla comunità scientifica internazionale e le scelte fatte dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
“Il quantitativo di materiale radioattivo è a livelli tali che non avrà alcun impatto sull’ambiente. Non ci sono rischi, i livelli di radioattività sono molto bassi e la comunità scientifica è unanime nell’affermarlo”, ha detto all’ANSA Dodaro.
Insomma un’autorevole rassicurazione rispetto alla notizia sull’imminente rilascio di una parte dell’acqua contenuta nei circa 1.000 serbatoi presenti a Fukushima. E usati in questi anni per il raffreddamento dei reattori danneggiati in seguito allo tsunami del 2011.
Si tratta di acque usate per il raffreddamento dei reattori che non sono mai entrate a contatto diretto con i materiali all’interno dei reattori ma che presentano comunque alcune tracce di materiali radioattivi.
Nell’acqua sono infatti presenti piccole quantità di trizio, un isotopo dell’idrogeno prodotto dall’interazione con i neutroni generati dalle attività nucleari all’interno della centrale.
Il trizio è considerato un elemento radioattivo poco pericoloso per la salute, con una emivita di poco superiore ai 12 anni (ossia ogni 12 anni il numero di atomi radioattivi si dimezza). E nell’acqua sono presenti anche tracce molto basse di Carbonio-14 e Iodio-129.
“Si tratta di concentrazioni già molto basse che diminuiranno ulteriormente, e di molto, una volta disperse in mare senza produrre pericoli”, ha aggiunto Dodaro.
Quello che inizierà nei prossimi giorni sarà il primo rilascio di acque di questo tipo. Ma dispersione di materiali con un certo contenuto di radioattività non sono una novità.
“Ogni pratica che prevede l’uso di sorgenti radioattive, anche un semplice laboratorio per analisi radiologiche, ha nell’autorizzazione una formula di scarico”, ha aggiunto l’esperto dell’Enea.
“Ciò significa che può immettere nell’ambiente effluenti (liquidi e/o gassosi) che abbiano un contenuto di radioattività al di sotto dei limiti stabiliti dall’Autorità di Controllo in modo da non avere impatto sull’ambiente e sulla popolazione”.
Tracce di materiali radioattivi sono presenti sia in natura che in molte attività umane e vengono considerate sicure se sotto certi livelli.
Livelli che risulterebbero rispettati anche nel caso dell’acqua contenuta nei serbatoi di Fukushima.
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