L’Italia e altri 10 Paesi dell’area Schengen hanno deciso di ripristinare i controlli alle frontiere a causa dell’aggravarsi della situazione in Medio Oriente e il crescente livello di allerta terroristica in tutta Europa.
L’Italia ha notificato la decisione alla Commissione europea. Il Governo italiano ha deciso di sospendere la libera circolazione ripristinando i controlli al confine con la Slovenia dato che attualmente “le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta”.
Il rafforzamento della vigilanza riguarda anche i confini con Austria e Svizzera anche se non si è deciso, in questo caso, di bloccare Schengen.
Lo scopo della decisione è di potenziare la sorveglianza dei flussi migratori provenienti dalla Slovenia. Palazzo Chigi ha fatto sapere che “verrà attuata dal 21 ottobre per un periodo di 10 giorni, prorogabili ai sensi del Regolamento Ue 2016/339. Le modalità di controllo saranno attuate in modo da garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci”.
L’Italia non è l’unica ad aver preso questa decisione. Ci sono altri dieci paesi che hanno deciso di ripristinare i controlli ai confini: Slovenia, Austria, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia, Danimarca e Norvegia. Quest’ultima non fa parte dell’Ue ma aderisce all’area Schengen.
Lo spazio Schengen è una delle più importanti conquiste europee. Chi ne fa parte garantisce la libera circolazione delle persone attraverso l’abolizione di tutte le frontiere interne e la loro sostituzione con un’unica frontiera esterna.
Si adottano procedure comuni anche nell’applicazione di regole e procedure in materia di visti, soggiorni brevi, richieste d’asilo e controlli alle frontiere.
L’area di libera circolazione è stata approvata nel 1985. In quella data ne facevano parte Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. La Convenzione di applicazione dell’Accordo di Schengen venne stipulata nel giugno del 199o e l’Italia fu il primo paese ad aderire.
A partire dal 1995 (anno in cui la Convenzione entrò in vigore), il numero degli Paesi aderenti è aumentato fino a coinvolgere oggi 27 Paesi con la Croazia entrata per ultima. Non tutti i Paesi Ue ne fanno parte. Restano fuori Bulgaria, Cipro e Romania che hanno mantenuto i controlli alle frontiere interne con l’Irlanda invece che non fa parte dello spazio Schengen.
Oltre a questi, fanno parte dell’Associazione europea di libero scambio anche Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
Il ripristino dei controlli alle frontiere interne allo spazio Schengen può avvenire solo in circostanze eccezionali. Tra queste rientrano minacce gravi per l’ordine pubblico o la sicurezza interna. La notifica della sospensione deve arrivare alla Commissione e agli altri paesi dell’Ue almeno quattro settimane prima del ripristino o in tempi più brevi se non si conoscono in anticipo le circostanze che portano al blocco. Il ripristino dei controlli interni non richiede l’approvazione del Consiglio.
I controlli alla frontiera possono essere ripristinati per una durata massima di sei mesi in caso di eventi prevedibili come quelli sportivi. Per un massimo di due mesi in caso di eventi che richiedano un’azione immediata.
I controlli possono essere ripristinati anche in caso”il meccanismo di valutazione Schengen riscontri gravi e persistenti carenze nei controlli alle frontiere esterne, che mettano a rischio il funzionamento complessivo dello spazio Schengen”. In questo caso, il Consiglio può raccomandare che uno o più Paesi dell’Unione ripristinino i controlli di frontiera in tutte le loro frontiere interne o in parti specifiche delle stesse fino a un massimo di due anni.
L’ultimo precedente di sospensione di Schengen è avvenuto durante la pandemia di Covid. A deciderla furono diversi paesi per paura che il contagio potesse dilagare.
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