Blogger nazionalista ucciso con una bomba a San Pietroburgo. Un’esplosione ha squarciato il pomeriggio della città russa nel pomeriggio di domenica 2 aprile. Oltre 200 grammi di Tnt, nascosti dentro a una statuetta, sono stati fatali per Vladlen Tatarsky, noto blogger militare nazionalista e corrispondente di guerra russo. Oltre a lui, altre 25 persone sono rimaste ferite, alcune in modo grave.
La matrice dell’attentato – autori, mandanti e movente – resta da definire. L’attenzione si concentra però sul profilo della vittima. Vladlen Tatarsky (vero nome Maxim Fomin) aveva 40 anni. Era diventato noto all’inizio dell’invasione russa in Ucraina, pubblicando video quotidiani intitolati Vecherny Vladlen (Evening Vladlen) in cui analizzava l’andamento della cosiddetta operazione speciale. Nei filmati venivano dati anche consigli tecnici alle truppe mobilitate. Tatarsky era vicino a Yevgeny Prigozhin, il capo della milizia privata russa Wagner. E’ morto in uno dei locali dello “chef di Putin“, lo Street Food Bar, tra la Neva e l’Università.
Il gruppo Cyber Front Z sui social si autodefinisce “i soldati dell’informazione russa”. Sono stati loro ad affitare il caffè per una serata dibattito dove lo stesso blogger avrebbe dovuto prendere la parola. “C’è stato un attacco terroristico. Abbiamo preso alcune misure di sicurezza ma purtroppo non sono bastate”, ha riferito il gruppo su Telegram. Tatarsky, seguitissimo sui social con oltre mezzo milione di follower su Telegram, aveva girato e postato un video della cerimonia al Cremlino dove il presidente russo Vladimir Putin pronunciò il discorso dell’annessione delle regioni ucraine di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia. Tatarsky in passato non aveva risparmiato critiche ai vertici militari russi dopo alcune disfatte subite e per l’inefficienza delle stesse truppe di Mosca.
“Probabilmente” è stata “una ragazza” a portare nel locale l’ordigno che ha ucciso il blogger, ha riferito una fonte citata dall’agenzia russa Ria Novosti, precisando che “c’era una statuetta nella scatola: un regalo destinato al signor Tatarsky”.
Il ministero degli Esteri russo ha reso omaggio a Tatarsky, mentre l’Ucraina ha evocato la pista del “terrorismo interno“, che sarebbe diventato uno “strumento di lotta politica”, ha affermato il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak.
E l’esplosione lascia aperti molti interrogativi. In particolare sul ruolo assunto dallo stesso Tatarsky e da Prigozhin sullo sfondo del conflitto in Ucraina e in particolare sulla guerra di potere che si combatte nella cerchia del Cremlino. Secondo il vice maresciallo dell’aeronautica britannica in pensione, Sean Bell, non ci sarebbero abbastanza dettagli per suggerire un mandante dietro l’esplosione, ritenendo al contempo “improbabile” che il governo ucraino sia coinvolto. “Con l’aumento delle vittime russe della guerra in Ucraina, aumentano i disordini interni a casa”, ha affermato. Secondo i media britannici se si avvalora l’ipotesi che Tatarsky sia stato deliberatamente preso di mira, allora il suo sarebbe il secondo assassinio sul suolo russo di una figura di alto profilo associata proprio alla guerra in Ucraina. Lo scorso agosto il servizio di sicurezza federale russo accusò i servizi segreti ucraini di aver ucciso Darya Dugina, la figlia di un ultranazionalista, in un attentato con un’autobomba vicino a Mosca. L’Ucraina ha però negato il suo coinvolgimento.