Pochi istanti prima dello schianto, dove con la sua auto ha investito e ucciso un motociclista, si era scattata un selfie e stava chattando al cellulare con un amico, confessando di essere mezza addormentata al volante. Durante questo periodo, ha continuato ad aprire e chiudere diverse applicazioni sul suo smartphone. Alle 12:35:34 ha aperto Facebook, chiudendolo poco più di un minuto dopo, alle 12:36:44. Appena dieci secondi dopo, il centro di pronto intervento per gli incidenti stradali ha ricevuto la prima chiamata che segnalava l’incidente. Il dramma è avvenuto in Svezia.
Durante il processo, il pubblico ministero ha richiesto una condanna a un anno e tre mesi di carcere, mentre la difesa ha proposto una pena commutata in lavori socialmente utili. La sentenza finale è stata di due anni di libertà vigilata, oltre a una multa e spese ammontanti a 3.552 euro. Il pubblico ministero ha fatto ricorso in appello, portando a una nuova fase processuale e una nuova sentenza.
La notizia dell’incidente e del processo è stata diffusa dalla Svedish Motorcyclists Association (SMC), che sta conducendo una campagna per sensibilizzare sul pericolo dell’uso dello smartphone durante la guida. L’articolo è stato accompagnato da alcune statistiche rilevanti: solo due secondi di distrazione a 70 km/h possono tradursi in 39 metri percorsi “al buio”, con il potenziale rischio di incidenti gravi. Inoltre, sono stati forniti dati sulla multa per l’uso del cellulare alla guida, più bassa in Svezia e in Germania rispetto all’Italia. L’episodio evidenzia la diffusa abitudine di utilizzare lo smartphone mentre si guida, sia nei paesi scandinavi che in Germania, nonostante le sanzioni più rigide. Ciò solleva la questione su come affrontare efficacemente questo fenomeno diffuso.