Gli effetti del crollo del ponte a Baltimora: non solo uomini dispersi, c’è anche il disastro ambientale

Intorno all’1.30 di questa notte, ora locale, a Baltimora, la principale metropoli dello stato del Maryland negli Stati Uniti, il famoso ponte Francis Scott Key Bridge è crollato dopo essere stato colpito da una nave portacontainer. Al momento, il numero di persone coinvolte nella tragedia rimane sconosciuto, ma i soccorritori stanno attivamente impegnandosi nelle operazioni di ricerca e salvataggio. Inoltre, si inizia a discutere dei possibili danni ambientali causati dall’incidente. Secondo quanto riportato dal dipartimento dei vigili del fuoco di Baltimora alla Bbc News, è stata individuata una vasta chiazza di carburante nel fiume Patapsco a seguito della collisione.

L’incidente

Secondo le prime ricostruzioni, il ponte, lungo 2,5 km, è stato colpito dalla nave portacontainer “Dali” di Singapore, appena partita dal porto di Baltimora e diretta verso lo Sri Lanka. Per ragioni ancora non chiarite, la nave non ha mantenuto la rotta centrale del canale, largo circa 350 metri, ma ha invece urtato uno dei piloni del ponte, causandone il crollo nella parte che si è riversata nel fiume. Successivamente, la nave ha preso fuoco. Questo evento è stato definito come un “mass casualty event”, ossia un incidente che coinvolge un gran numero di vittime, dato che al momento della collisione e del conseguente crollo, si trovavano sull’infrastruttura un numero imprecisato di persone e veicoli. Attualmente, le operazioni di ricerca e soccorso sono in corso per individuare eventuali superstiti e accertare l’entità del disastro.

L’incidente al Francis Scott Key Bridge (foto ANSA)
Il crollo del Francis Scott Key Bridge (foto ANSA)

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Filippo Limoncelli