La Cina corre ai ripari e tratta con la Pfizer per un vaccino anti-Covid. L’obiettivo è contenere i contagi che secondo l’OMS stanno aumentando in maniera esponenziale
Secondo l’agenzia di stampa Reuters – che cita fonti confidenziali- la Cina sta trattando con la Pfizer . Per ottenere una licenza che consentirà ai produttori di farmaci del Paese di produrre e distribuire in Cina una versione generica del farmaco antivirale Paxlovid.
Secondo una di queste fonti, l’autorità cinese di regolamentazione dei prodotti medici – la National Medical Products Administration (Nmpa) – ha avviato i colloqui con Pfizer dalla fine del mese scorso.
Pechino sarebbe desiderosa di finalizzare i termini dell’accordo di licenza prima del capodanno lunare che inizierà il 22 gennaio.
La Reuters riferisce che gli ospedali cinesi sono sotto forte pressione dopo che il governo ha improvvisamente abbandonato la sua politica “zero-Covid” il mese scorso, facendo salire le infezioni.
L’ondata di contagi ha travolto gli ospedali del Paese, svuotato le farmacie di medicinali e destato allarme internazionale.
Le notizie allarmanti sulla diffusione del Covid in Cina, la preoccupazione dell’OMS per i dati comunicati dalla Cina hanno spinto molte nazioni ad applicare controlli ai viaggiatori provenienti dalla Repubblica Popolare.
Secondo Michael Ryan, responsabile dell’Oms per la gestione delle emergenze sanitarie, le cifre fornite da Pechino non rappresenterebbero il reale impatto della malattia in termini di ricoveri ospedalieri, ricoveri in terapia intensiva e soprattutto in termini di decessi.
C’è un piano europeo che incoraggia gli Stati dell’Unione a introdurre controlli per i viaggiatori in arrivo dalla Cina, gli Stati Uniti fanno lo stesso e anche il Giappone tenta di arginare l’ondata di contagi imponendo l’obbligo di tampone prima di partire.
Pechino però non ci sta e dalle pagine del quotidiano cinese Global Times attribuisce motivi politici alla base delle restrizioni agli arrivi in Cina.
Una “tendenza tossica”- riporta il quotidiano- che ostacola la tendenza globale di tornare alla pre – normalità pandemica.”
“Un virus politico che fa spettacolo all’ingresso dei viaggiatori cinesi”.
Nei giorni scorsi inoltre, il Governo cinese ha minacciato contromisure a ciò che ha definito “pratiche eccessive” e “inaccettabili”, riferendosi ai test per i viaggiatori provenienti dalla Cina, mandando un segnale chiaro di insofferenza rispetto alle restrizioni imposte ai viaggiatori cinesi.
Per prevenire una nuova forte ondata di pandemia, è stato approvato dall’Unione europea un piano che prevede restrizioni per i passeggeri in arrivo dalla Cina.
Il meccanismo integrato europeo per la risposta alle crisi (Ipcr), che si è riunito il 4 gennaio a Bruxelles, ha “fortemente incoraggiato” gli Stati membri dell’Ue a introdurre controlli per i viaggiatori in arrivo dalla Cina e, in particolare, a richiedere un test negativo per il Covid-19 da effettuare non più di 48 ore prima della partenza per l’Europa. Oltre ai test è stato fortemente raccomandato anche l’uso obbligatorio di mascherine a bordo degli aerei dalla Cina.
Bruxelles ha spinto affinché tutti i Paesi concordassero una serie uniforme di misure per far fronte alla situazione. Le decisioni sui controlli alle frontiere restano comunque una prerogativa delle autorità nazionali.
Oltre ai controlli prima del viaggio, l’Ipcr ha raccomandato che tutti i passeggeri sui voli da e per la Cina indossino la mascherina. Ha inoltre incoraggiato gli Stati membri a effettuare test a campione sui passeggeri in arrivo dalla Cina e a esaminare le acque reflue degli aeroporti dove sono previsti voli in arrivo dalla Cina per rilevare la presenza di nuove varianti.
Germania, Belgio, Svezia e Grecia si sono aggiunte alla lista dei Paesi – di cui fanno parte GranBretagna, Francia, Spagna, Italia, Corea del Sud e Stati Uniti – che avevano già introdotto test obbligatori per il COVID per i viaggiatori in arrivo dalla Cina.
La prossima riunione del Comitato per la sicurezza sanitaria ci sarà l’11 gennaio, ha dichiarato il portavoce della Commissione Ue Tim McPhie il 6 gennaio. La prima occasione per gli Stati membri di riferire alla Commissione e agli altri sulle misure che stanno adottando.
“Come ha detto il parere del Comitato per la Sicurezza Sanitaria pubblicato ieri, c’è una scarsità di dati disponibili e dobbiamo prendere provvedimenti, tenendone conto”, ha riferito Tim. “Quello che abbiamo ora è un accordo sul fatto che tutti gli Stati membri dovrebbero mettere in atto misure di controllo per i passeggeri provenienti dalla Cina e diretti negli Stati membri. Ora spetta agli Stati membri mettere in atto tali misure il più rapidamente possibile”, ha aggiunto.
I funzionari dell’Oms, intanto, hanno affermato che la Cina potrebbe non aver comunicato il numero reale di morti per Covid-19 nel Paese. Ci sono state preoccupazioni per la mancanza di dati da Pechino sulla situazione Covid nelle ultime due settimane.
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, già il 28 dicembre ha emesso un’ordinanza con le regole da applicare dal 29 dicembre 2022 al 31 gennaio 2023 a tutti i passeggeri provenienti dalla Cina.
Con l’obbligo di tamponi antigenici Covid-19 e, in caso di positività, l’esecuzione di test molecolari per il relativo sequenziamento del virus.
Tra le disposizioni principali dell’ordinanza- disponibile sul sito del Ministero della Salute- i viaggiatori dalla Cina all’atto dell’imbarco devono presentare certificazione di essere negativi al Covid. Dovranno dimostrare di essersi sottoposti, nelle settantadue ore antecedenti l’ingresso nel territorio nazionale, ad un test molecolare. Oppure di avere fatto, nelle quarantotto ore antecedenti, un test antigenico.
I viaggiatori avranno inoltre l’obbligo di sottoporsi ad un test antigenico al momento dell’arrivo in aeroporto oppure entro quarantotto ore dall’ingresso nel territorio nazionale presso l’azienda sanitaria locale di riferimento;
L’Ordinanza del 28 dicembre è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. n. 303 del 29 dicembre 2022 e resta in vigore fino al 31 gennaio 2023.
I viaggiatori provenienti dalla Cina dovranno presentare un test Covid per entrare in Germania.
Lo ha annunciato il 5 gennaio il ministro tedesco della Salute Karl Lauterbach.
I passeggeri in arrivo dalla Cina dovranno presentare “almeno un test antigenico rapido” per entrare in Germania, ha affermato Lauterbach in una nota.
Inoltre, verranno effettuati “campioni casuali” per rilevare possibili varianti del virus, ha aggiunto, seguendo la raccomandazione dell’Unione europea.
I funzionari tedeschi hanno inoltre suggerito che sarebbe più appropriato un approccio che permetta di monitorare le varianti in tutta l’Ue.
In Francia già da domenica 1 gennaio i viaggiatori dalla Cina che arrivano in Francia devono indossare una maschera chirurgica e acconsentire in anticipo a essere sottoposti a test PCR casuali all’arrivo. Da giovedì 5 gennaio devono inoltre presentare un test (Pcr o antigenico) per lo screening SARS-CoV-2 effettuato a meno di quarantotto ore dall’inizio del volo e il cui esito sia negativo.
La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno deciso di richiedere un test negativo per il Covid-19 alle persone in arrivo da Cina, Hong Kong e Macao.
Mercoledì 4 gennaio il premier nipponico Fumio Kishida ha detto che da questo sabato i visitatori dalla Cina dovranno presentare un tampone negativo prima imbarcarsi verso il Giappone e sottoporsi ad un ulteriore test all’arrivo. Inoltre le autorità nazionali si preoccuperanno di evitare aumenti esponenziali dei voli diretti dalla Cina e perciò ci sarà anche un tetto massimo di voli consentiti provenienti dalla Cina continentale.
Si tratta di misure ulteriori e più stringenti. Infatti il 27 dicembre 2022 Kishida aveva già annunciato che il Giappone avrebbe chiesto -dal 30 gennaio- un test negativo per il Covid-19 ai passeggeri soltanto in arrivo dalla Cina.
“Mentre abbiamo notizie di un rapido aumento dei contagi in Cina, è difficile avere dettagli precisi a causa delle grandi differenze tra le informazioni che vengono dalle autorità centrali e locali e tra il governo e il settore privato”, aveva già detto il capo del governo di Tokyo parlando coi giornalisti. “Questo fatto – aveva continuato – crea disagio anche in Giappone e abbiamo dovuto assumere delle decisioni straordinarie”.
I viaggiatori in arrivo in Grecia dalla Cina dovranno esibire un test negativo effettuato non oltre le 48 prima della partenza.
In Svezia, l’obbligo dei test per i passeggeri dalla Cina è scattato il 7 gennaio e durerà tre settimane. Le misure sono “cautelative” non interessano i cittadini svedesi, i residenti nell’Unione Europea e i bambini di meno di 12 anni. Lo ha detto il ministro della Salute e degli Affari sociali, Jakob Forssmed il 5 gennaio nel corso di una conferenza stampa.
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