Gaza come il Vietnam. La protesta infiamma gli atenei americani. Scontri in diverse Università. La polizia sgombera gli accampamenti nei campus usando anche proiettili di gomma, come è successo nella tendopoli a Ucla, alla prestigiosa “University of California” (Los Angeles, 40mila studenti, 26mila dipendenti ). Ma si registrano proteste ovunque, da New York all’Arizona. Addirittura in Alabama i manifestanti pro-Israele e pro-Palestina sono riusciti a mettersi d’accordo su un coro: ”Fuck Joe Biden”.
Le proteste di oggi sono, da molti commentatori, equiparate a quelle del 1968, per la guerra in Vietnam; una guerra che si è trascinata per quasi vent’anni (1955-1975) e che è costata agli Stati Uniti la sconfitta, quasi 60mila morti, 300mila feriti e la perdita della credibilità e del prestigio internazionale. Una guerra giudicata “dannosa e inutile”, oltreché “interminabile e costosa in vite umane“ – nel ‘68 gli USA avevano sul campo mezzo milione di uomini – che scatenò una tremenda e corposa opposizione alla guerra in Vietnam. Anche allora le Università guidarono le proteste supportate dal mondo della cultura e da larghi settori della popolazione. Un ruolo fondamentale lo svolsero i media trasmettendo in diretta le immagini dal Vietnam, mostrando la brutalità dei combattimenti, mettendo in discussione il senso stesso della guerra. Proprio l’opposizione crescente, come si sta verificando oggi, ha portato il presidente Johnson a decidere di non ricandidarsi alle elezioni, spingendolo a cercare un accordo con il governo Nord-Vietnamita. Poi venne Nixon, gli USA sbarcarono in Cambogia e nel ‘73 si raggiunse un accordo per il cessate il fuoco. Gli USA si ritirano sconfitti da un piccolo esercito e da una efficiente tattica di guerriglia.
È il caso di ricordare che l’America è in campagna elettorale. Trump ne approfitta per rincarare la dose: ”Estremisti di sinistra stanno terrorizzando i campus americani. Dov’è Biden?”. Dopo 11 giorni di silenzio il presidente degli Stati Uniti ha detto la sua: ”La legge e la libertà di parola devono essere sostenute, le proteste pacifiche sono tutelate in America. Il vandalismo e le proteste violente no. Il diritto alla protesta non significa diritto al caos”.
Si registrano manifestazioni in Europa e in Italia. Ad esempio in Francia sono state occupate la Sorbona e Sciences Po per protestare contro un Master della divisione di Lille con l’ateneo di Tel Aviv. In Spagna è stata occupata la facoltà di filosofia dell’Università di Valencia. In Italia dopo le cariche della polizia a Pisa e a Firenze a inizio aprile, le proteste si sono concentrate sul boicottaggio dei bandi con Israele, mentre a Napoli è stato occupato il Rettorato della Federico e alla Sapienza di Roma due studentesse si sono incatenate per chiedere lo stop alle collaborazioni con Tel Aviv. Gli studenti italiani stanno preparando una maxi manifestazione. La situazione è sempre più delicata.
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