Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha detto di aver condotto “blitz mirati” all’interno del nord della Striscia usando tank, nell’ambito dei preparativi per le “prossime fasi dei combattimenti”. “I soldati – ha aggiunto – sono poi usciti dall’area alla fine dell’attività.
Il raid della notte scorsa all’interno della Striscia è il primo del genere dall’avvio delle ostilità. In precedenza erano entrati – e poi usciti – dei commando con l’obiettivo di localizzare ostaggi, individuare corpi di israeliani uccisi durante l’attacco dello scorso 7 ottobre, acquisire informazioni ed eliminare sacche di resistenza sul bordo della Striscia.
Il video dell’incursione nel nord della striscia di Gaza
Israele spiega che questa incursione terrestre “rientra nei nostri preparativi per la prossima fase della guerra”. A dirlo è il portavoce militare Daniel Hagari. Nel corso della operazione, durata alcune ore, i militari “hanno ucciso terroristi, e distrutto infrastrutture terroristiche di Hamas. Hanno disinnescato ordigni, e neutralizzato imboscate. Il tutto per preparare il terreno alle prossime fasi della guerra”. Al termine della incursione le forze israeliane hanno lasciato l’area, ha concluso Hagari, ”senza aver subito vittime”.
Il rilascio di un significativo numero di ostaggi in mano di Hamas a Gaza potrebbe avvenire “in pochi giorni”. A dirlo al quotidiano Haaretz sono varie fonti sia israeliane, sia straniere. Una di queste ha aggiunto che le due parti sperano di definire l’accordo “in due giorni, forse anche meno in base all’andamento dei negoziati”.
Una fonte al corrente delle discussioni ha poi aggiunto che Israele vuole chiudere il dossier al più presto nel timore che il rimanere coinvolti in una guerra all’interno della Striscia ostacolerebbe la possibilità di rilascio degli ostaggi in una fase successiva.
“Nessun luogo è sicuro” a Gaza tra i bombardamenti israeliani. A dirlo è l’Onu, il cui segretario generale è stato duramente attaccato, nei giorni scorsi, per via della sua affermazione sui 56 anni di occupazione israeliana a Gaza.
Tornando alle questioni che riguardano Gaza in queste ore, l’Onu spiega che gli “avvisi anticipati” emessi dall’esercito israeliano alle popolazioni affinché evacuino le aree che intende prendere di mira “non fanno alcuna differenza”. “Nessun luogo è sicuro a Gaza”, ha affermato in un comunicato la coordinatrice degli Affari umanitari dell’Onu per i territori palestinesi, Lynn Hastings.
La situazione della popolazione a Gaza è grave ma lo è ancor più per le donne e le ragazze. A lanciare un ulteriore appello per il cessate il fuoco è stata Sarah Hendriks, vicedirettrice esecutiva di UN Women anche sulla base dei dati dell’agenzia delle Nazioni Unite responsabile della salute sessuale e riproduttiva secondo cui circa 50mila donne a Gaza sono attualmente incinte e più di 5.500 dovrebbero partorire entro il mese prossimo.
Hendriks ha, dunque, sottolineato l’urgente necessità per le donne e le ragazze di Gaza di accedere a un riparo sicuro, alla protezione e all’assistenza sanitaria materna.
Hendriks ha anche detto anche che “la violenza ha dato vita a quasi 900 nuove famiglie con capofamiglia femminile” e ha evidenziato gli enormi sforzi di queste donne per provvedere alle loro famiglie. Ha messo, inoltre, in guardia contro la minaccia sempre presente della violenza di genere, aggravata dallo sfollamento di massa e dalle condizioni nei rifugi sovraffollati.
E intanto la guerra continua. Israele entra a Gaza e Hamas risponde lanciando missili diretti nella zona grande di Tel Aviv. In aria si sono potute sentire l’eco di forti esplosioni dovute all’intercettazione dei razzi da parte dell’Iron Dome.
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