Una tomba contenente i resti di 450 “vampiri” è stata scoperta durante lavori stradali in Polonia.
Il luogo di sepoltura è pieno di scheletri decapitati con i teschi posizionati tra le gambe.
Scheletri decapitati, con il cranio posto tra le gambe e in bocca una moneta. Una pratica in uso nel XIX secolo per eliminare la maledizione dei vampiri.
In Polonia, durante lavori stradali nel villaggio di Luzino, nel nord-est del Paese, è stata scoperta una fossa comune contenente i resti di 450 persone probabilmente credute vampiri.
L’archeologo, Maciej Stromski, ha chiarito come credenze secolari ritenessero che solo la decapitazione potesse fermare il ritorno dei morti dalle tombe. C’era la convinzione, spiega l’archeologo, che dopo una sepoltura, se un membro della famiglia del defunto fosse morto, molto probabilmente era un vampiro e dunque, riaperta la tomba, si procedeva a questa pratica.
Altri scheletri, circa il 30% tra quelli scoperti, avevano pietre poste sulle gambe, sulle braccia o sulla testa per impedire che si rialzassero e quello di una donna aveva il cranio di un bambino posto sul petto.
Sempre in Polonia, nel settembre scorso, è stato rinvenuto quanto resta di uno scheletro di donna bloccata a terra con una falce sulla gola e un dito del piede con un lucchetto per impedire che tornasse nel mondo dei vivi.
In un cimitero del XVII secolo nella città di Pien, in Polonia, gli archeologi hanno rinvenuto i resti di uno scheletro con una cuffia di seta materiale, tessuto usato dalle classi più alte della società.
Le testimonianze di miti sui non morti risalgono all’XI secolo in Europa centrale ma è nel XVII secolo che si diffonde in tutto il continente una vera e propria epidemia di quelli che saranno poi chiamati vampiri, generando ondate di paura riguardo alla possibilità che alcuni morti tornassero a terrorizzare i vivi e a cibarsi del loro sangue.
Sovente nei luoghi di sepoltura si trovano anche resti con un paletto conficcato nel cranio, rituale, anche questo, per garantire che la persona rimanesse morta.