Iran, tira aria di nuove rivolte. Il regime degli ayatollah teme nuovi disordini.
Una replica dei moti suscitati dalla uccisione di Masha Amini (settembre 2022), la ragazza eliminata dalla polizia religiosa perché non rispettava la legge sull’obbligo del velo in vigore dal 1981. Masha, 21 anni, non indossava l’hijab, il velo che cela lo sguardo.
Ora nell’Iran che minaccia Israele e Stati Uniti “se continua il genocidio a Gaza”, è morta anche Armita Garawand, la 16enne, che all’inizio di ottobre sarebbe stata massacrata in metropolitana dalla polizia morale per non aver indossato correttamente il velo islamico.
La ragazza di origine curda (proprio come Masha) era da tempo in stato di morte cerebrale. Il regime nega e attribuisce la morte ad un “ calo di pressione” che l’avrebbe fatta sbattere contro il lato del vagone del treno.
Al contrario le Ong parlano di aggressione. C’è, tra l’altro, un video che mostra un gruppo di donne che estraggono da un vagone della metropolitana una persona priva di sensi. I numerosi siti web di opposizione al regime accusano le autorità di stare insabbiando il caso per evitare una nuova ondata di proteste.
CONDANNATE LE GIORNALISTE DEL CASO MASHA
Le giornaliste che hanno seguito la vicenda della morte di Masha Amini sono state condannate, nei giorni scorsi, ad anni di carcere.
Si tratta di Elaheh Mohammd che dovrà scontare 5 anni di reclusione per complotto contro la sicurezza del Paese più un anno per propaganda contro la Repubblica Islamica. Con la giornalista è stato pure condannata la fotoreporter Niloufar Hamedi: entrambe sono state anche considerate colpevoli di aver collaborato con gli Stati Uniti.
Attualmente le due giornaliste si trovano nel carcere di Evin di Teheran. Una struttura nota in cui sono imprigionati oppositori politici, giornalisti e cittadini stranieri. Sabato scorso il carcere ha subito un grande incendio. Le autorità dicono che è tutto sotto controllo ma il New York Times ha scritto che si sono sentite esplosioni provenienti dalla prigione e che non è chiaro come sia nato l’incendio.
Pare che, secondo l’agenzia di stampa di Stato iraniana (IRNA) l’incendio sia maturato durante una protesta di un gruppo di detenuti colpevoli di aver dato fuoco ad un deposito di vestiti dentro il carcere. La prigione è controllata direttamente dai servizi segreti iraniani e dalle guardie rivoluzionarie, il potente corpo militare responsabile di difendere la Rivoluzione ed è noto come come simbolo dell’autoritarismo del regime iraniano e per le accuse di torture ai detenuti.
COMA IRREVERSIBILE
La notizia è stata diffusa dal sito dell’agenzia iraniana Borna. La ragazza è ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Fajr nella capitale. Sono annunciate rivolte, manifestazioni. Amnesty International nel suo ultimo report riferisce di “centinaia di manifestanti morti e migliaia di feriti”. La repressione continua e fa paura. Ma i giovani non mollano.
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