La polizia iraniana ha ripreso a monitorare l’uso dell’hijab (il velo islamico) da parte delle donne in auto. Lo riferiscono i media locali, dopo oltre cento giorni di proteste scatenate dalla morte della 22enne Mahsa Amini proprio mentre era in arresto presso la polizia morale per non avere indossato correttamente il velo. “La polizia ha iniziato la nuova fase del programma Nazer-1 (sorveglianza in lingua farsi) in tutto il Paese”, ha dichiarato un “alto funzionario di polizia” all’agenzia di stampa Fars.
“Il Nazer-1 riguarda l’assenza di hijab nelle auto”, con la polizia che invia un Sms a chi trasgredisce”. Secondo l’agenzia, il messaggio reciterà: “L’assenza del velo è stata osservata nella vostra auto. È necessario rispettare le norme della società e non ripetere questo atto”. La minaccia contenuta in una versione precedente del messaggio, secondo cui “se questa azione si ripete, vi saranno applicate conseguenze legali e giudiziarie”, è stata rimossa.
Dopo le manifestazioni seguite alla morte di Mahsa Amini, la polizia morale ha smesso di arrestare le donne che camminavano a capo scoperto per strada e di portarle alla stazione di polizia. All’inizio di dicembre, il procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri ha dichiarato che le unità di polizia della buoncostume, note come Gasht-e Ershad (“pattuglia di guida”), sono state chiuse. Ma gli attivisti erano rimasti scettici poichè la decisione sembrava essere una risposta estemporanea a una domanda durante una conferenza piuttosto che un chiaro annuncio del ministero degli Interni.
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