La prigione in cui sconterà la pena Lucy Letby dove succede di tutto, attacchi con l’acqua bollente e favori sessuali in cambio di cibo.
La serial killer Lucy Letby, 33 anni, ex infermiera neonatale del Servizio Sanitario Nazionale inglese è la quarta donna condannata all’ergastolo nel Regno Unito.
È stata condannata per l’uccisione di sette bambini e per il tentativo di ucciderne altri sei.
Gli omicidi sono avvenuti tra il giugno 2015 e il giugno 2016 presso l’ospedale Countess of Chester attraverso l’iniezione di aria e insulina o sovralimentando i bambini con il latte.
Il processo è durato 10 mesi e la donna è stata condannata a vita come detenuta di categoria A. Dovrà, dunque, affrontare una realtà definita durissima da molti osservatori.
Anche se la pena media effettiva dell’ergastolo è di 16,5 anni, i condannati di categoria A non potranno mai usufruire di alcuna possibilità di uscita perché il Comitato per la libertà vigilata non rivedrà mai il loro caso.
Probabilmente Letby inizierà la sua pena nell’HMP Bronzefield, nel Surrey, il più grande carcere femminile d’Europa dove attualmente sono detenute donne come Shauna Hoare, colpevole di omicidio colposo per l’uccisione di Becky Watts nel 2015 e la fanatica di Al-Qaeda Roshonara Choudhry, che nel 2010 ha accoltellato il deputato laburista Stephen Timms, mentre il Low Newton, un altro carcere di massima sicurezza, ha ospitato le assassine Joanna Dennehy, Rose West, Bernadette McNeilly e Tracey Connelly.
Un’ex detenuta di Bronzfield, Sophie Campell, ha dichiarato che il periodo trascorso nel carcere femminile è stato così sconvolgente da spingerla a scrivere Breakfast At Bronzefield, un libro di memorie pubblicato nel 2020.
Condannata per lesioni personali nei confronti di un agente di polizia, ha raccontato come la violenza sia un tratto distintivo tra le mura del carcere. I detenuti vengono sovente privati dei pasti, lasciati senza cure mediche e sono favoriti gli scambi di favori sessuali con gli agenti in cambio di droga o cibo.
Una violenza diventata, così, normale quotidianità che può non risparmiare nessuno. Sophie Campell racconta di aver assistito sconvolta al lancio di acqua bollente sul viso di una donna durante le prime settimane di detenzione.
Gli esperti pensano che Letby avrà lo status di detenuta ristretta, riservato a coloro che vengono considerati la minaccia più alta per il pubblico. Inizierà il suo ergastolo prima nell’ala ospedaliera e, solo dopo la valutazione delle sue condizioni di salute mentale e fisica, verrà trasferita nella sua cella. Un percorso che ha l’obiettivo di proteggere la sua sicurezza rispetto agli altri detenuti ed è anche una procedura di routine per ogni detenuto condannato all’ergastolo, per prevenire eventuali tentativi di suicidio che si reputa possibile nei condannati a vita.
Non si esclude la possibilità di ricevere cure supplementari presso l’HMP Low Newton che attua il “Progetto Primrose” per trattare donne con disturbi della personalità pericolosi e gravi.
La professoressa Yvonne Jewkes, docente di criminologia all’Università di Bath, ha dichiarato al Telegraph che Letby nel carcere avrà quella che ha definito una taglia sulla testa e dunque il suo percorso sarà molto solitario e gli unici contatti umani saranno quelli con gli agenti di custodia e poche altre figure.
La maggior parte delle interazioni avverrà attraverso la botola della porta della sua cella nella quale trascorrerà almeno 22 ore al giorno, mentre un’ora al giorno potrà dedicarla all’esercizio fisico e passeggiando per il cortile della prigione.
A causa di queste condizioni di solitudine è probabile che il personale la incoraggerà a stimolare la mente attraverso la lettura di giornali e libri o la TV per evitare stress, rabbia e frustrazione estremi.
La donna potrà ricevere visite che saranno controllate dalla polizia ma saranno comunque pochissime così come potrà ricevere lettere e mail che stampate costeranno alla detenuta 40 pence. In ogni caso i messaggi dovranno passare sempre attraverso il servizio Email a Prisoner.
I genitori di Lucy Letby, Susan e John, di Chester, sono sempre stati presenti alla Manchester Crown Court ogni giorno del processo durato 10 mesi, quindi è probabile che continueranno a fare visita alla figlia.
Con il tempo, forse, verrà integrata in gruppi di lavoro e gli operatori potrebbero persino incoraggiarla a frequentare una Open University. In futuro potrebbe essere trasferita in un carcere di minore sicurezza.