L’Isis torna a colpire l’Europa e lo fa questa volta a Bruxelles dove un radicale ha colpito al cuore la capitale dell’Europa causando almeno due morti e riprecipitando la città sotto una cappa di paura come non si vedeva dal 2016. Ad appena due giorni dall’attentato in Francia che ha causato la morte di un professore e mentre il Medio Oriente è in fiamme, la strategia del terrore è tornata a colpire con una dinamica che ricorda quella messa in campo dall’Isis in occasione della partita allo Stade de France nel novembre del 2015.
L’Isis, Bruxelles e la partita
Due persone, due tifosi della nazionale svedese giunti per assistere alla partita Belgio-Svezia, sono state uccise a colpi di kalashnikov nel tardo pomeriggio nei pressi di Place Sainctelette, in zona centrale, vicino al canale che attraversa la città non lontano dal quartiere di Molenbeek, da dove partirono proprio gli attacchi terroristici che devastarono Parigi e gettarono la Francia nell’orrore del Bataclan.
Tutto è successo in pochissimo tempo, poco più di un minuto, verso le 19.15. In un video che circola sui social network si vede chiaramente un uomo con addosso un giaccone arancione e un casco bianco in testa che si ferma sul marciapiede, lascia cadere lo scooter su cui è arrivato e imbracciando un fucile automatico, probabilmente un Ak-47, inizia a sparare. A questo punto si vede l’uomo entrare nel vicino androne di un palazzo di uffici per inseguire persone in preda al panico. Si sentono altri colpi dell’arma, poi si vede il killer che uscendo dall’androne dà il colpo di grazia a una delle vittime per poi risalire sullo scooter e dileguarsi.
Sulla matrice terroristica dell’attentato non ci sono dubbi
L’uomo, che secondo i media è di origine tunisina e di cui si conosce già l’identità – Abdesalem L., 45 anni, conosciuto ai servizi di intelligence federali per la sua radicalizzazione islamica – ha rivendicato l’attacco e la sua appartenenza all’Isis con un video pubblicato sul profilo Facebook appartenente ad un certo Slayem Slouma. “Sono un Mujahid dello Stato Islamico, che vi piaccia o no. Viviamo per la nostra religione e moriamo per questa stessa religione”, dice annunciando l’uccisione di “tre svedesi” al grido di Allah Akbar.
Nel giro di poche ore la capitale belga è piombata in un’atmosfera surreale. Dopo l’innalzamento al massimo livello di allerta, il centro di crisi nazionale ha invitato la popolazione a restare in casa e non uscire se non per questioni indispensabili. La partita Belgio-Svezia è stata sospesa e per paura che l’attentatore potesse colpire ancora tutti gli spettatori sono stati bloccati all’interno. Solo in tarda serata è stata permessa l’evacuazione, dopo l’annullamento definitivo del match.
Come nel 2016
La capitale belga ripiomba così nel terrore dopo l’attentato al museo ebraico che aprì la serie di attacchi rivendicati da cellule dell’Isis e il duplice attentato con bombe che nel marzo del 2016 colpì l’aeroporto e la metropolitana facendo 32 morti e 340 feriti. A Parigi il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha dato disposizione – subito dopo le notizie dell’attentato di Bruxelles con l’autore dell’azione in fuga – di rafforzare i controlli alla frontiera tra la Francia e il Belgio.
“Il mio pensiero va alle famiglie delle due vittime dell’ignobile attentato avvenuto a Bruxelles. Il mio assoluto sostegno alle forze di polizia belghe affinché catturino rapidamente il sospettato. Siamo uniti contro il terrorismo”, ha scritto su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Il cuore dell’Europa è stato colpito dalla violenza”, le ha fatto eco il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha osservato sconsolato che “la nostra Europa è messa a soqquadro” dal “terrorismo islamico”. Ancora una volta.