In migliaia ai funerali di Navalny a Mosca, la folla urla: “La Russia sarà libera” VIDEO

I funerali di Alexei Navalny, noto dissidente russo, hanno avuto luogo presso la chiesa dell’Icona della Madre di Dio, situata nella periferia sud di Mosca. La cerimonia ha attirato una folla imponente, con stime che indicano la presenza di almeno 2-3mila persone. Mentre il feretro veniva trasportato fuori dalla chiesa al termine delle esequie, alcuni presenti hanno lanciato fiori sul carro funebre e gridato slogan come “La Russia sarà libera”, “Niente guerra” e “Assassini”. Tra coloro che hanno partecipato alla cerimonia vi erano i genitori di Navalny, Anatoly e Lyudmila, che sono stati fotografati mentre si dirigevano verso la chiesa per l’ultimo saluto al figlio. Dopo la cerimonia, la salma è stata trasportata al cimitero di Borisovskoy per la sepoltura. Tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha affermato che non c’erano commenti da parte delle autorità russe riguardo alla vicenda.

Durante il momento in cui la bara è stata rimossa dal carro funebre, Ivan Zhdanov, capo della Fondazione anticorruzione fondata da Navalny, ha condiviso il tutto sui social, invitando i presenti a gettare un pugno di terra sulla tomba. Fuori dal cimitero, una folla numerosa ha accolto la bara con slogan come “L’amore è più forte della morte”. Gli ambasciatori e i diplomatici occidentali presenti al funerale non sono stati ammessi all’interno della chiesa e hanno dovuto aspettare fuori. Tra di essi vi erano rappresentanti di Germania, Francia, Stati Uniti e Italia. Il ministro britannico degli Esteri, David Cameron, ha elogiato Navalny per il suo coraggio e ha ribadito l’importanza di continuare a chiedere responsabilità alla Russia per quanto accaduto. Tuttavia, prima della cerimonia, la portavoce di Navalny aveva segnalato alcune difficoltà nell’organizzazione del funerale, sottolineando ritardi nel rilascio del corpo da parte dell’obitorio. Nonostante queste difficoltà, la salma è stata infine consegnata ai familiari per le esequie.

 

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Filippo Limoncelli