Papa Francesco, appello all’Angelus: “Fermate gli scafisti, fermate i trafficanti di esseri umani”. Con una irrituale veemenza Papa Francesco, all’Angelus domenicale (5 marzo), ha lanciato il suo accorato appello.
Un vero grido di dolore. Dopo aver ricordato i giovani universitari morti nella sciagura in Grecia, il Pontefice ancora una volta è tornato sulla tragedia di Cutro (70 bare allineate in mattinata nel Palasport calabrese). Ed ha scosso le coscienze. Ha tuonato perché “i viaggi della speranza non si trasformino più in viaggi della morte”.
Poi ha ringraziato di cuore “coloro che si sono adoperati a prestare i soccorsi”. Chiaro il riferimento agli abitanti di Cutro, davvero straordinari prima e dopo il naufragio. Sindaci del litorale in testa a pattugliare chilometri di spiaggia a bordo di “quad”, gli unici fuoristrada in grado di farlo. Infine ha rivolto la sua preghiera non solo per le numerose vittime ma anche “per i superstiti, per i familiari”.
Nessuna parola sul rimpallo di responsabilità (e strumentalizzazioni) in corso tra i diversi organismi che sarebbero dovuti intervenire per soccorrere un barcone di 180 migranti in forte difficoltà. Tuttavia è tornato con forza sul concetto di solidarietà, nel rispetto dei Paesi ospitanti in modo da non trasformare “in un cimitero le acque del Mediterraneo”.
Il Pontefice ha anche rivolto una pressante richiesta per evitare di insanguinare le acque del Mediterraneo con tragici incidenti. Ha detto con il capo chino e visibilmente commosso: ”Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere“.
Cutro in effetti è una città che cerca di capire e che piange da giorni l’ennesima tragedia delle migrazioni. È partita una interpellanza alla comunità internazionale e per la quale sono in corso le indagini per chiarirne le dinamiche.
Già il 26 febbraio Papa Francesco ha appreso del naufragio avvenuto sulla costa calabrese aveva ricordato all’Angelus con dolore la tragedia; e anche allora aveva avuto un pensiero per i soccorritori:” Ringrazio quanti hanno portato soccorso e coloro che stanno dando accoglienza “.
Delle 70 vittime accertate finora, 56 salme sono state riconosciute dai parenti che stanno chiedendo il rimpatrio per seppellirle nei loro paesi di origine tra cui Pakistan, Tunisia, Siria e Palestina. Le ricerche procedono ad oltranza anche domenica 5 con mezzi aerei, navali, nucleo di sommozzatori e con il personale di presidio a terra della Guardia costiera, Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Protezione Civile regionale.
In parallelo prosegue l’inchiesta della Procura di Crotone che procede per naufragio e omicidio colposo a carico dei presunti scafisti identificati (un turco e due pakistani).
Un secondo filone di indagini, al momento senza indagati e senza ipotesi di reato, mira a ricostruire la dinamica dei soccorsi per stabilire cosa è accaduto dopo la segnalazione del velivolo di Frontex sulla presenza del barcone a 40 miglia dalla costa calabrese.
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