Colpo di scena a Pargi: Pavel Durov, 39 anni, il miliardario padrino di Telegram, è stato rimesso in libertà “sotto stretto controllo giudiziario”, con obbligo di firma due volte a settimana e divieto di espatrio. Ha pagato 5 milioni di cauzione. Era detenuto da quattro giorni ; scaduto il fermo, la magistratura francese lo ha rilasciato.
La Procura di Parigi un mese fa ha aperto una inchiesta sulla piattaforma Telegram amata (anche) dai criminali e preziosa tra i militari, russi soprattutto. Telegram garantisce l’anonimato agli utenti (900 milioni attivi mensilmente in tutto il mondo). Al magnate franco-russo si contestano 12 reati legati alla sua app di messaggistica; o meglio la mancanza adozione di sistemi volti ad impedirli. Si va dalla criminalità alla pedopornografia, dal cyberbullismo al traffico di droga e armi, dalla violazione del copyright al terrorismo. Abbondano le cryptotruffe. Si moltiplicano i rapporti ambigui e Parigi vuole capire; troppi i segreti e le ombre, notevoli i rischi per la sicurezza, infiniti ed intriganti i misteri.
Cosa c’è realmente dietro la app? Cosa nasconde? E poi che ruolo gioca la bionda Julia Vavilova, accompagnatrice abituale di “mister Tegram”, enigmatica quanto basta, stratega nelle criptovalute, poliglotta (anche l’arabo)? I complottisti sono già in marcia, la bollano addirittura come “spia del Mossad”. Il giallo alimenta le congetture.
Il Cremlino teme che Durov dia le sue preziose e misteriose chat all’Occidente. Gli 007 di Putin escludono comunque che Pavel consegni le “chiavi” del suo regno agli Usa. Il Cremlino ha già schierato il suo spigoloso ministro degli Esteri, Sergej Lavrov che ha detto: “Le relazioni con Parigi mai così in basso. L’arresto di Durov consigliato da qualcuno per avere accesso ai codici”. Ha aggiunto: “spettiamo ancora una risposta dai francesi alla richiesta di fornire a Pavel la nostra assistenza consolare”. I francesi non hanno abboccato.
L’inchiesta francese ha scoperto chi sono realmente i “motori” di Telegram. Non solo Pavel, ma anche il fratello Nikolaj rimasto in Russia. Secondo quello che ha rivelato il sito “Politico.eu” in Francia esiste un mandato di cattura anche per Nikolaj Durov emesso lo scorso marzo. Tutto sarebbe nato per il rifiuto di Telegram di collaborare alla inchiesta della Polizia francese sugli abusi sessuali su minori. Il caso Durov è sempre più complicato.
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