Perdono la figlia di 15 mesi, decidono di trasformare le sue ceneri in pietre. Una coppia dell’Idaho, negli Usa, ha deciso di usare un modo unico e speciale ricordare e avere sempre vicino la loro defunta bambina. Kaylee e Jake Massey hanno perso la figlia Poppy, a cui è stata diagnosticata all’età di 9 mesi la rara malattia genetica TBCD.
“Quando è nata, non sapevamo assolutamente nulla. Per noi era semplicemente perfetta. Quando aveva circa 4 mesi, abbiamo notato che la sua vista non si sviluppava correttamente. E così, dopo alcune visite dal medico e dall’oftalmologo, è stato deciso che aveva bisogno di una risonanza magnetica al cervello”, dice Kaylee a PEOPLE. “E’ stato a 5 mesi che l’abbiamo capito e la risonanza magnetica ha mostrato che la parte centrale del suo cervello, il corpo calloso, non si era sviluppata correttamente, se non del tutto”.
La diagnosi della malattia rara
“Dopodiché, abbiamo continuato a ricevere una diagnosi dopo l’altra, ma nessuna diagnosi definitiva…Dopo aver eseguito i test genetici più avanzati sul mercato, abbiamo ricevuto la notizia più terribile: abbiamo scoperto che aveva una malattia genetica. Penso fosse la 38esima bambina al mondo a cui era stata diagnosticata la malattia”, continua. “I genetisti non ne avevano mai sentito parlare prima…Non credo che ci rendessimo conto di quanto fosse grave la diagnosi. Eravamo davvero ingenui in questo”. Pochi giorni prima della morte di Poppy, la bambina è stata ricoverata in ospedale dopo che Kaylee ha notato che sua figlia stava avendo anche problemi respiratori. “Ero semplicemente in preda al panico perché sentivo che Poppy non riusciva a respirare”, ricorda.
I medici hanno trovato macchie di polmonite nei suoi polmoni e anche Poppy è risultata positiva ad un’infezione respiratoria. Per la piccola non c’è stato nulla da fare. Quando è arrivato il momento per i genitori di decidere cosa volevano fare con il corpo di Poppy, la coppia ha optato per un’opzione di cui non avevano mai sentito parlare prima: Parting Stones, che si occupa di solidificare le ceneri e trasformarle in pietre. “Sapevamo di volere la cremazione perché volevamo le sue ceneri a casa con noi. Avendo due bambini piccoli a casa, non volevamo nulla nella nostra casa di cui i nostri figli avessero paura, paura di rompersi, paura di guardare, e ci sentivamo come se un’urna potesse avere quella presenza nella nostra casa”.