Un giuramento di fedeltà per garantirsi da ogni ribellione futura. E’ quanto ha imposto per decreto Vladimir Putin non solo alla Wagner ma a tutte le milizie private spuntate come funghi in Russia negli ultimi anni e prosperate con il conflitto in Ucraina.
Un segnale preciso che il Cremlino intende continuare nel processo di normalizzazione anche dopo la scomparsa di Yevgeny Prigozhin, rimettendo ordine nelle forze armate e riducendo al silenzio quell’ala nazionalista estremista che negli ultimi mesi, in assenza di un’opposizione democratica, aveva portato la più grave minaccia all’establishment.
Quanto ai sospetti di aver ordinato egli stesso l’eliminazione di Prigozhin, Putin non risponde personalmente ma lascia che siano altri a farlo. Prima il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha parlato di “una menzogna assoluta”,
E poi l’alleato di sempre Aleksandr Lukashenko. “Non posso immaginare che Putin abbia fatto questo, è una cosa troppo rozza, troppo poco professionale”, ha detto il presidente bielorusso, che secondo la versione ufficiale avrebbe mediato l’accordo che il 24 giugno mise fine alla ribellione della Wagner e garantito l’incolumità a Prigozhin.
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