Quando Putin diventò Zar. Il precedente terroristico al teatro Dubrovka nel 2002 richiama la strage del Crocus City Hall

Parto da lontano ma faccio presto. Agosto 1991: Eltsin sceglie come primo ministro uno sconosciuto dirigente dei servizi segreti, Vladimir Putin; addirittura lo indicò come suo successore alla Presidenza della Repubblica. Grazie al suo piglio giovanile ed efficientistico, e soprattutto alla spietata energia con cui affrontò la ribellione cecena, il nuovo premier guadagnò una notevole popolarità. Eltsin, malato da tempo, si dimise alla fine dell’anno e nelle elezioni presidenziali del marzo 2000, Putin si impose con largo margine. La sua presidenza si sarebbe caratterizzata per il tentativo di restituire efficienza alla macchina dello Stato e di ridare slancio alla economia che, pur frenata da problemi ormai cronici (corruzione diffusa, incertezza delle norme, disordine del sistema bancario), cominciò a manifestare segni evidenti di stabilizzazione finanziaria e di ripresa produttiva grazie anche all’aumento delle materie prime di cui la Russia era esportatrice (soprattutto gas e petrolio). E questo i russi non l’hanno dimenticato (insieme a tanto altro). E veniamo ad oggi.

Il precedente al teatro Dubrovka

La strage di ieri al Crocus City Hall – un commando in mimetica ha scatenato il finimondo (spari e bombe nel teatro, strage firmata Isis) – ha fatto ricordare l’attacco ceceno al teatro Dubrovka, nel centro di Mosca. Era il 23-26 ottobre 2002. Un fatto clamoroso: 850 ostaggi, 4 giorni di paura, irruzione della polizia, 130 morti civili, i 41 guerriglieri del commando uccisi. Putin era al Cremlino da tre anni, cominciava la sua Era e non tutto filava liscio. Anzi. I giudizi su di lui erano parecchio discordanti. Uomo d’ordine, stava accumulando dispetti. Ma la vicenda del Dubrovka, la spietatezza con cui è stata conclusa, ha capovolto i giudizi sull’aspirante zar. Da quel giorno la sua ascesa è stata irresistibile. Tanto che oggi siamo al Putin V.

Quell’attentato ha spinto Putin al potere assoluto

Anche se Vladimir Putin ancora oggi nega di avere impartito ordini per l’irruzione (con gas attraverso i condotti di aerazione), e attribuisce tutti i meriti al comandante delle forze speciali antiterrorismo, è indubbio che quella notte di 22 anni fa, è iniziato in Russia il sistema assoluto di Putin. Gli attentati in Russia sono continuati per 20 anni con decine di morti, l’ultimo rilevante è del 2017: attentato alla metropolitana di San Pietroburgo. Ora tutto il mondo teme la vendetta del Cremlino. Medvedev ha già annunciato reazioni: ”Troveremo e cattureremo i terroristi. E se Kiev è coinvolta uccideremo i suoi leader”. Ma è il caso di ricordare che Kiev, da subito, si è chiamata fuori.

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Filippo Limoncelli