“Sappiamo che l’Egitto aveva avvertito tre giorni prima Israele che un evento del genere sarebbe potuto accadere”. Con queste parole, il deputato repubblicano che presiede la commissione Esteri alla Camera Usa, Michael McCaul – nel suo ruolo una figura tra le più potenti e informate a Capitol Hill – riapre gli interrogativi sull’incredibile buco dell’intelligence rispetto al massiccio attacco con cui sabato Hamas ha colto Israele di sorpresa.
Il premier israeliano in persona, Benyamin Netanyahu, ha bollato nei giorni scorsi come “un fake, una notizia totalmente falsa” l’indiscrezione secondo cui il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal lo avrebbe avvertito addirittura dieci giorni prima di un’operazione di Hamas contro Israele. E anche nelle ultime ore il sito egiziano d’informazione Ahram online riportava fonti del Cairo di alto livello che smentivano “le notizie secondo cui le autorità egiziane avrebbero lanciato un warning preventivo a Israele”.
Sta di fatto che a Washington McCaul, parlando con i giornalisti dopo aver partecipato ad un briefing dell’intelligence sulla crisi, ha specificato che l’attacco potrebbe essere stato pianificato per un anno, e “non è chiaro come ci sia sfuggito”. Soprattutto, ha aggiunto, “non è chiaro come sia sfuggito ad Israele”. “Non voglio entrare troppo nei dettagli, che sono classificati, ma un avvertimento era stato dato, il punto è a quale livello”.
Ulteriori indicazioni che vanno nella stessa direzione emergono da due fonti informate ma non meglio precisate citate dal Financial Times, secondo cui l’intelligence egiziana ha effettivamente e ripetutamente detto a Israele che la situazione nella Striscia di Gaza sarebbe potuta “esplodere”. Stando alle stesse fonti però tali avvertimenti non erano basati su cosiddetta ‘hard intelligence’, ovvero dati concreti relativi ad un attacco specifico: l’Egitto ha comunque espresso la preoccupazione che “la situazione potesse esplodere a causa del contesto politico e umanitario a Gaza”, ha sottolineato una delle due fonti, mentre l’altra ha parlato di un “avvertimento generale”.
Un possibile ruolo dell’Egitto di certo non stupirebbe, lo ha del resto avuto storicamente, da primo Paese arabo a firmare la pace con Israele nel 1979 fino alle più recenti mediazioni fra Hamas e lo Stato ebraico. Elementi questi che rendono più che plausibile un canale di condivisione d’intelligence: ciò che resta poco chiaro è il perché questo non sia stato utilizzato; oppure se attivato, come alcune delle indiscrezioni indicano, perché sia rimasto inascoltato.
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