Ruba 2 milioni di sterline da un bancomat poco sicuro in Australia e li sperpera in jet, escort e vacanze. Finita la festa, si è consegnato alla polizia.
Dan Saunders un ex barista australiano di 29 anni, ha rivelato come è riuscito a sottrarre ad una banca oltre 2 milioni di sterline utilizzando il bancomat senza che nessuna autorità bancaria o di polizia l’avesse mai intercettato nonostante la sua autodenuncia.
L’uomo si è concesso cene, jet privati, vacanze lussuose per sé e per gli amici, per oltre cinque mesi di quella che ha definito una sfrenata sbornia. Poi, quando non è stato più in grado di gestire l’ansia che ormai lo opprimeva, ha deciso di costituirsi.
In una lunga intervista al giornale inglese Sun, Saunders ha raccontato come si era sentito dopo aver ottenuto le prime centinaia di sterline: un uomo al quale era concessa una prova gratuita per diventare ricco. All’inizio pensava che la fortuna sarebbe durata pochi giorni, poi, con il passare del tempo, arrivò a convincersi che poteva durare all’infinito.
Aveva scoperto una falla nel sistema bancario così grande che difficilmente sarebbe stata portata alla luce.
Tutto ha inizio nel febbraio 2011, durante una serata nella città natale di Dan, Wangaratta, a circa 155 miglia a nord-est di Melbourne. Il giovane va a prelevare dei contanti per un giro di bevute con gli amici ma, non avendo risparmi, è costretto a trasferire 100 sterline dal suo conto corrente.
Il bancomat della National Australia Bank però respinge la sua carta con la scritta “transazione annullata”. Dan la reinserisce per controllare il saldo del suo conto e scopre di avere un credito di 100 sterline che ritira. A fine serata, mentre torna a casa, riprova lo stratagemma con lo stesso bancomat e scopre che funziona.
In breve tempo Dan intuisce che nelle prime ore del mattino i bancomat si disconnettono dalla rete della banca permettendogli di creare denaro all’infinito trasferendo contanti tra i suoi due conti.
Ha anche dichiarato di non essersi sentito in colpa perchè ha considerato il tutto un’opportunità da sfruttare il più a lungo possibile.
Aveva capito che tra le 12 e l’una di notte poteva trasferire qualsiasi somma di denaro, fino a sei cifre alla volta, dalla sua carta di credito al suo conto di risparmio. Ovviamente al termine delle successive 24 ore la somma veniva stornata dalla banca ma con un’altra transazione poteva sempre mantenere il credito all’infinito. Unico neo, doveva ricordare quanto spendeva per trasferirne ogni giorno un pochino di più e sempre nelle stesse ore su tutti gli sportelli automatici della rete NAB.
Dan ha spiegato che la banca era apparentemente fuori uso in quelle ore, o che forse il bancomat non comunicava con la sede principale.
Ad oggi, anche a processo concluso, la banca non ha mai dato nè spiegazioni nè mai commentato quanto accaduto.
Nei mesi successivi al primo prelievo, ogni remora morale era scomparsa e il giovane, come dichiarato sempre al The Sun, aveva ormai sperperato oltre 2 milioni di sterline non solo per sé ma anche per la famiglia e gli amici. Dan viveva come una star di Hollivood: hotel di lusso e feste sfrenate, frequentava escort di alto livello e vestiva abiti su misura. Per gli amici pagava le tasse universitarie e li ha portava in vancanza su un isola asiatica con un jet privato da 20 posti.
L’avidità di Dan sembrava ad un certo punto aver allertato i servizi di sicurezza della banca che lo avevano contattato perchè risultavano quattro tentativi di prelievo da un bancomat in una sera. Ma tutto si risolveva tra di loro con una risata condivisa per una presunta ubriacatura che gli faceva premere i tasti sbagliati, considerati anche i limiti giornalieri di prelievo che la banca imponeva.
Però arriva anche il giorno dell’ansia e dello stress, scatenato dall’obbligo di svegliarsi ogni giorno a mezzanotte per le operazioni di prelievo e di trasferimento, dalla necessità di ricordare cifre, le spese sostenute, i tempi per rientrare degli esborsi. Il piacere aveva lasciato il posto ad un progressivo convincimento che era arrivata l’ora di fermare la sua folle corsa all’arricchimento truffaldino.
Dan capisce che doveva cercare aiuto. Contatta il suo avvocato che si dichiara incompetente a farlo e gli dice che spettava solo a lui tracciare la linea di confine che separa il lecito dall’illecito. Il giovane capisce comunque che deve smettere ma non è facile.
Decide che prima di farlo vuole offrire ai suoi amici, sconvolti dalla sua decisione di mettere fine alla truffa, l’opportunità, se volevano, di appropriarsi di denaro facile consegnando loro l’internet banking.
Su consiglio del suo terapeuta si è denuncia alla giustizia ma anche questa strada si rivela alquanto difficoltosa.
Nel giugno 2011 chiama I funzionari della banca e racconta la sua truffa. La banca gli avrebbe detto di aspettare una convocazione dalla polizia, cosa che non è mai avvenuta nonostante Dan avesse continuato a chiamare la NAB.
Dopo tre anni di silenzio da parte di una qualsiasi autorità, il giovane decide di condividere la sua storia con i media e solo dopo alcuni articoli di giornale e un servizio sul programma australiano A Current Affair, le autorità lo hanno arrestato e accusato di 111 reati di frode, inganno e furto. Era il novembre del 2014.
Condannato, è stato rinchiuso in un carcere di massima sicurezza per un anno.
Dan sostiene che ha costretto nei fatti le autorità ad agire e che l’intera vicenda lo lascia ancora perplesso. Anche durante il processo la banca ha dimostrato chiaramente di non voler portare alcun dato in tribunale. Non sembrava voler rendere pubblica l’ammontare della somma sotratta e non ha mai intentato cause per avere indietro il denaro investito, per esempio negli studi universitari degli amici. Unico obiettivo, chiudere al più presto la vicenda e non indagare ulteriormente.
La dichiarazione di colpevolezza espressa da Don è stata per loro sufficiente.
Il giovane australiano non ha mai mostrato pentimento per quanto fatto nonostante si sia costituito spontaneamente. Sapeva chi stava frodando e prendere soldi alla banca gli piaceva, anche se era consapevole che non era giusto.
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