Ryanair è sparita dai siti delle agenzie di viaggio online. La guerra dichiarata dalla prima low cost al mondo agli aggregatori online, ha spinto molti di questi a rimuovere dai propri siti web, a inizio dicembre, quasi tutti i collegamenti della compagnia irlandese. Una mossa che avrebbe fatto perdere alla compagnia più di 200mila clienti, secondo le stime del Corriere della sera. Ma, proprio dall’Irlanda, fanno sapere che tutto questo incoraggerà la gente a prenotare i viaggi direttamente sul sito ufficiale e non avrà effetti sulle previsioni annuali degli utili.
I motori di ricerca dei voli, da Booking.com a Kayak, eDreams, Flightbox, Lastminute, etc, negli anni sono diventati i siti web di riferimento per milioni di viaggiatori in tutto il mondo che non hanno tempo (e voglia) di passare da un sito ad un altro per cercare la soluzione più conveniente. Circa un terzo dei ricavi dei principali aggregatori proviene dalla vendita dei biglietti aerei, secondo gli ultimi studi di settore. Ma se per le compagnie aeree medie e piccole la presenza su queste piattaforme porta vantaggi, Ryanair e Southwest, l’altro gigante low cost americano, preferiscono che il cliente prenoti direttamente sul loro sito e non attraverso agenzie.
La faida è nata soprattutto perché molti di questi aggregatori online si sono messi a vendere sulle proprie piattaforme (senza autorizzazione) i voli di Ryanair grazie al “web scraping“, la tecnica che consente di catturare automaticamente tutte le soluzioni di viaggio di una data compagnia aerea, rilevandone orari e prezzo. “Le agenzie di viaggi online prendono le nostre offerte più convenienti e ci aggiungono costi aggiuntivi anche per servizi che non esistono”, accusa Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair. Accuse che però le piattaforme respingono. “Lo scorso novembre abbiamo dovuto cancellare alcuni voli per gli scioperi dei controllori francesi e per questo abbiamo rimborsato i biglietti, ma alcune piattaforme hanno chiesto 60 euro come costi di servizio per restituire ai viaggiatori i loro soldi” ha rincarato O’Leary.
La Ryanair ha così avviato diversi contenziosi e alcune settimane fa l’Alta Corte irlandese ha dichiarato illegale il “web scraping” praticato da Flightbox perché in violazione dei termini di utilizzo del sito di Ryanair. Ad inizio dicembre — conferma la low cost — “la maggior parte delle più grandi agenzie di viaggio online pirata (come Booking.com, Kayak, eccetera) hanno improvvisamente rimosso i nostri voli dalla vendita sui loro siti web”.
“Anche se rappresentano solo una piccola parte delle prenotazioni Ryanair — sottolinea la società irlandese in un comunicato — prevediamo che l’improvvisa rimozione dei nostri voli da questi siti web ridurrà i tassi di riempimento degli aerei a breve termine dell’1% o del 2% nei mesi di dicembre e gennaio e alleggerirà inoltre i rendimenti a breve termine poiché mettiamo a disposizione dei consumatori tariffe più basse”. La low cost non prevede che questa mossa degli aggregatori di voli “influirà materialmente sul nostro traffico” e sui profitti per l’anno finanziario 2024 (che si chiude a marzo).