Sono già 51 i corpi riesumati di adepti della setta religiosa di Malindi, cittadina sulla costa del Kenya, dopo l’arresto del sedicente pastore Paul Mackenzie Nthenge che predicava il digiuno “per vedere Gesù”, inducendo i suoi seguaci a morire di fame. Molti di loro sono stati rinvenuti in fosse comuni nella foresta di Shakaola, nell’entroterra di Malindi. Mentre proseguono le ricerche della polizia in una vasta area di circa 300 ettari, secondo la Croce Rossa del Kenya, sarebbero in tutto 112 le persone scomparse di cui non si hanno ancora notizie. Mentre Nthenge è agli arresti nel carcere di Malindi.
Sul “massacro di Shakaola”, come è stato definito dai media, scoperto una settimana fa con il ritrovamento di 4 persone morte di stenti e che stavano per essere seppellite in una fossa comune, è intervenuto anche il presidente keniano William Ruto. “Questa storia è affine al terrorismo – ha dichiarato Ruto ai media – chiunque utilizzi la religione per intenti criminali è un terrorista e il suo posto non è in chiesa, ma in prigione”.