Striscia di Gaza. Mentre continuano i bombardamenti e un cessate il fuoco appare ancora molto lontano, l’apertura del valico di Rafah con l’Egitto annunciata questa mattina non è ancora avvenuta. Sarebbe dovuto essere aperto per consentire agli stranieri e ai palestinesi con nazionalità straniera di lasciare la Striscia. Da là sarebbero passati anche gli aiuti umanitari, sia per la popolazione ancora a Gaza, sia per gli ospedali presenti in città.
Sul passaggio da Gaza per l’Egitto, al momento permane lo stallo. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry precisa che è Israele a non avere ancora dato il sì definitivo alla sua apertura, nonostante siano terminati tutti i preparativi per renderlo operativo. Quindi, finora, nessun aiuto umanitario è entrato e nessuno cittadino straniero o palestinese con doppia nazionalità ha potuto lasciare Gaza.
Un funzionario dell’Ambasciata palestinese a Washington, Kamel Khatib, aveva dichiarato in mattinata alla Nbc he gli stranieri ed i palestinesi con nazionalità straniera sarebbero potuti uscire da Gaza attraverso il passaggio che sarebbe stato aperto alle 9 per 5 ore. Da lì dal sarebbero entrati anche aiuti umanitari. Ma l’informazione è stata successivamente smentita prima da Hamas, poi da Israele e infine dall‘Egitto.
Sono intanto seicentomila i palestinesi che negli ultimi giorni hanno abbandonato le loro abitazioni nel nord della Striscia e a Gaza City. Seguendo le istruzioni giunte da Israele, hanno oltrepassato il Wadi Gaza, nel settore centrale, per mettersi al riparo dai combattimenti.
E oggi a parlare è stato anche Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese. Durante un colloquio con il presidente venezuelano Nicolas Maduro, stando all’agenzia palestinese Wafa, Abu Mazen ha detto che “le politiche e le azioni di Hamas non rappresentano il popolo palestinese”, sottolineando che l’Olp (organizzazione per la liberazione della Palestina ndr) è l’unica rappresentante legittima del popolo palestinese.
E mentre Israele bombarda cercando in questo modo di colpire Hamas, la diplomazia lavora per evitare l’allargamento della guerra e liberare gli ostaggi. Si pensa però anche al futuro governo di Gaza al termine dell’intervento israeliano. Una delle ipotesi considerata è ricorrere all’uso della United Nations Relief and Works Agency per portare gli aiuti umanitari e far funzionare la basilare amministrazione, protetta da una missione autorizzata dall’Onu allo scopo di garantire la sicurezza.
In questo scenario la Lega Araba farebbe da cerniera. Non a caso il ministro degli Esteri statunitense Anthony Blinken ha incontrato nei giorni scorsi i leader di Arabia Saudita ed Egitto, paesi che svolgono un ruolo cruciale nel trovare una soluzione in caso di vuoto di potere a Gaza.
Il presidente Usa Joe Biden, in un’intervista al programma tv “60 Minutes” ha spiegato che la normalizzazione dei rapporti con Israele conviene a tutti: “I sauditi, gli emirati e le altre nazioni arabe comprendono che la loro sicurezza e la loro stabilità miglioreranno se si normalizzerà le relazioni con Israele. Ci vorrà del tempo per portarla a termine, ma la direzione verso la normalizzazione ha senso sia per le nazioni arabe che per Israele”, ha spiegato il presidente Usa.
Biden ha poi parlato di un’eventuale occupazione israeliana di Gaza. Per il presidente Usa sarebbe “un grosso errore” dato che Hamas non rappresenta tutti i palestinesi. Biden ribadisce che Hamas deve essere completamente eliminato, ma che deve esserci anche una strada verso uno Stato palestinese. Il presidente afferma che non pensa tuttavia che Israele perseguirà questa strada in questo momento.
Nella stessa intervista, il presidente americano Joe Biden ribadisce che non ci sono “prove chiare” del coinvolgimento dell’Iran nell’attacco di Hamas contro Israele: “L’Iran sostiene costantemente Hamas e Hezbollah, ma del fatto se abbiano avuto preconoscenza o aiutato a pianificare l’attacco non ci sono prove al momento”.
Il presidente americano Joe Biden assicura che gli Stati Uniti sono “la nazione più potente della storia del mondo” e che possono “occuparsi” contemporaneamente delle guerre in Medio Oriente e in Est Europa senza mettere a rischio la proprio difesa. Nell’intervista al programma della Cbs, alla domanda se le guerre in Israele e in Ucraina fossero troppe da affrontare contemporaneamente per gli Usa il presidente democratico ha risposto: “No. Siamo gli Stati Uniti d’America, per l’amor di Dio. La nazione più potente della storia: non nel mondo, ma nella storia del mondo. Possiamo occuparci di entrambi e mantenere comunque la nostra difesa internazionale complessiva”.
Biden ha spiegato che aiutare Israele e l’Ucraina è importante per la sicurezza degli Stati Uniti. “In Ucraina uno dei miei obiettivi è impedire a Putin, che ha commesso lui stesso crimini di guerra, di occupare un paese indipendente che confina con gli alleati della Nato e con la Russia. Immaginate cosa succederebbe ora se riuscisse ad avere successo: avete mai conosciuto una grande guerra in Europa nella quale non siamo stati risucchiati?”, ha chiesto il presidente Usa.
Riguardo al suo sostegno a Israele, Biden ha spiegato: “Gli ebrei sono stati soggetti ad abusi, pregiudizi e tentativi di annientarli per più di mille anni. Per me è una questione di decenza, rispetto, onore. È semplicemente sbagliato, sbagliato, sbagliato. Viola ogni principio religioso che ho e ogni singolo principio che mio padre mi ha insegnato”.
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