Si stanno intensificando gli scontri nella capitale del Sudan, Khartoum. Questa mattina sono esplose violenze tra l’esercito fedele alla giunta militare e le Forze di supporto rapido, un gruppo paramilitare che fa riferimento al numero due del Consiglio sovrano, entrato in conflitto con il vertice.
Un portavoce dell’esercito sudanese ha affermato a Skynews Arabia di non aver iniziato le ostilità. Descritte peraltro come una “aggressione” dei paramilitari legata non a questioni politiche (il Paese aveva promesso una transizione a un governo civile mai di fatto incoraggiata), ma ad “ambizioni personali”.
Entrambe le parti si sono rivolte alla popolazione. I paramilitari la invitano a “unirsi alla lotta” e dicono ai soldati di “non avercela con loro ma con il loro staff che li usa per restare sul suo trono, anche a costo di mettere a repentaglio la stabilità del Paese”.
L’esercito, da parte sua, ha fatto appello “al popolo sudanese affinché si liberi dell’ufficiale, dei sottufficiali e dei soldati delle Forze di supporto rapido. E affinché si uniscano alle forze armate e astenendosi dal farsi strumento in questo battaglia per realizzare le ambizioni personali illegali della loro leadership”.
Precisa poi che “gli scontri sono ancora in corso e le nostre forze stanno conducendo una battaglia per la difesa nazionale”. Nei video diffusi su media e social carri armati punteggiano le strade di Khartoum. Intanto i governi di vari Paesi, Onu e forze politiche affermano di tentare da diversi giorni una mediazione, finora senza successo.