Ucraina, un Paese senza Natale, per la prima volta festeggia la il 25 dicembre e non il 7 gennaio

Ucraina, un Paese senza il Natale. Kiev, per la prima volta da cent’anni, festeggia la Natività il 25 dicembre e non il 7 gennaio come prescritto dal calendario giuliano in vigore nella odiata Mosca.

Tuttavia questa “svolta occidentale” non placa la musica delle bombe e le luci degli incendi. Stravincono l’incubo e la paura. Questo secondo Natale di guerra forse è ancora più cupo del precedente. La pace è lontana.

IL MONDO CI HA LASCIATI SOLI
Lo dice il vescovo cattolico (di rito latino) Stanislav Shyrokoradiuk, 67 anni, nominato quattro anni fa da Papa Francesco  a capo della diocesi di Odessa-Simferopol,  nella provincia ecclesiastica di Leopoli.

Un’area vasta colpita dalla crisi di Crimea (invasione russa) e dalle manifestazioni filo-russe del 2014 nel’ambito della guerra del Donbass, regione della Ucraina (separatisti filo russi col supporto di Mosca contro e truppe di Kiev).

L’esito di quel conflitto – la dichiarazione di indipendenza da parte delle repubbliche secessioniste del Donbass – ha lasciato ferite profonde (migliaia di morti, 1,5 milioni di sfollati) e conti in sospeso. Tuttora in corso. Gli umori sono però cambiati. Ha sintetizzato il vescovo:”Il mondo si è stancato di aiutarci, gli aiuti umanitari sono calati molto.

Abbiamo pregato per il cardinale Zuppi ma la sua missione lvolta a favorire un negoziato tra Kiev e Mosca, non è andata a buon fine. A Putin il Donbass e la Crimea non bastano. Dopo l’Ucraina si prenderà l’Europa”.

LA RISPOSTA ALL’ANGELUS DI FRANCESCO
No, l’Ucraina non è stata dimenticata. Quasi a voler rispondere al suo vescovo amareggiato, Papa Francesco ha, ancora una volta, richiamato l’attenzione del mondo sulla “martoriata Ucraina “dalla finestra del Palazzo Apostolico.

Ai fedeli radunati in piazza San Pietro, giusto alla vigilia di Natale, ha ricordato anche Palestina e Israele. E prima del messaggio di pace ha invitato a trascorrere le festività con sobrietà senza cedere “al consumismo”. Un invito suggerito (anche) “dalle vittime delle guerre nel mondo”.

PUTIN AL BIVIO: LASCIA O RADDOPPIA
Lo zar è sempre indecifrabile. E ambiguo. Circolano in queste ore due interpretazioni di segno opposto. La tedesca Bild, tabloid di Berlino, famosa per il suo gossip e i giudizi al vetriolo (continua a chiamarci “MANGIASPAGHETTI”)  se ne è uscita con una affermazione più che inquietante.

”Putin potrebbe colpire l’Europa nell’inverno del 2024”. Lo scenario viene attribuito a fonti di intelligence del vecchio continente; lo zar potrebbe prendere in considerazione la “finestra” rappresentata dalla elezione presidenziale USA tra novembre dell’anno prossimo e gennaio 2025.

Seconda interpretazione: l’ha fatta Jack Devine, già capo delle operazioni clandestine della CIA. Ha detto in una intervista al tabloid britannico The Sun: ”Putin può finire domani. Non credo che ci sarà una rivolta, si tratterà di quello che potremmo definire un colpo di Palazzo”.

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Marco Benedetto