Cyber-dossieraggio, cosa c’è dietro il gigantesco mercato di informazioni riservate scoperto a Milano? Ora che si è scoperto che in Italia c’è un grande mercato di dati riservati , che l’inchiesta della Dda di Milano e della DNA ha rivelato che è in corso da tempo una guerra tra imprese, che sono stati pizzicati i big delle grandi aziende e che operava una centrale del dossieraggio – organizzata dall’ex super poliziotto Carmine Gallo – particolarmente attiva in grado di spiare il bel modo (politici, manageriale, Vip, artisti, banchieri e chissà chi) due o tre cose bisogna pur dirle.
Tanto più che la cabina di regia (insediata in una società di informatica che vanta come maggior azionista il presidente di Fiera di Milano) ha effettuato migliaia di accessi abusivi e che l’inchiesta, per ora, ha arrestato quattro persone, ha individuato 45 accuse e un totale di 51 indagati.
Cyber dossieraggio sotto il Duomo
Una centrale che da un ufficio sotto il Duomo di Milano spiava e intercettava costruendo un business per conto delle aziende grandi e piccole, radiografando la lotta con i rivali e soprattutto indagando all’interno delle imprese alla ricerca di dipendenti infedeli o di soci pericolosi. Operazione che veniva condotta con ogni mezzo.
Una vicenda allarmante che ha scoperchiato un “ mercato nero” di dati sensibili operato da hacker, da consulenti informatici e da ex membri delle forze dell’ordine. L’accusa è pesante: associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo al sistema informatico.
Gli inquirenti sostengono che tutte le “strategie operative” ruotavano attorno all’ex poliziotto Carmine Gallo (in campo anche per l’omicidio Gucci). Le informazioni includevano conti correnti, precedenti penali e dati fiscali e sanitari. Su commissione i dati venivano venduti a grandi aziende e studi legali per colpire la concorrenza o influenzare decisioni.
Detto ciò ha impressionato l’intervento del ministro Nordio che, con estrema schiettezza, ha detto: ”Nessuno è al sicuro e non lo saremo fino a quando la legge da una parte e la tecnologia a nostra disposizione, non sarà riuscita ad allinearsi con la tecnologia a disposizione della criminalità “. È il caso allora di fare alcune considerazioni.
Qualche considerazionef
1. POCHE RETI DI PROTEZIONE – Un Paese di “guardoni digitali” necessita di una rete di protezione di assoluta avanguardia. Invece il nostro sistema digitale e’ un colabrodo.
Dunque abbiamo bisogno di tecnologie più veloci delle contromisure.
2. PRECEDENTI INQUIETANTI – Il cyber spionaggio ormai è diffuso in tutto il Paese. I casi di dossieraggi, a pesca e a strascico nelle banche, si sono addirittura accavallati.
Dopo il “caso di Pasquale Striano” – il tenente della GDF al centro dell’inchiesta della Procura di Perugia sui presunti accessi abusivi a informazioni riservate – è spuntato il “caso Carmelo Miano” – l’hacker siciliano che per anni dalla sua isola e poi dal quartiere romano della Garbatella ha violato i server del Ministero della Giustizia accedendo alle caselle email delle toghe di mezza Italia – facendo così tremare il Palazzo.
Il terzo caso eclatante ha visto al centro “Vincenzo Coviello”, il bancario spione di Intesa San Paolo che , a suo dire “ per curiosità personale”, avrebbe frugato per più di 2 anni tra i dati e i conti di oltre 3.500 clienti del suo Istituto di Credito e di altri istituti.
3. LA REAZIONE DEL COPASIR – Il Copasir, cioè il comitato Parlamentare per la sicurezza della Repubblica (organo appunto del Parlamento che esercita un controllo sui nostri servizi segreti) è già al lavoro puntando i riflettori sul caso di Milano, mentre la Commissione Antimafia interverrà soltanto quando si accertassero infiltrazioni della criminalità organizzata. La telenovela e solo agli inizi.