La Spagna è stata colpita da un fenomeno meteorologico noto come “Goccia fredda”, conosciuta in spagnolo anche con la sigla Dana, ossia “depresión aislada en niveles altos”.
Enrico Scoccimarro, senior scientist presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici e direttore della divisione sulla “Variabilità e Previsioni climatiche”, al Corriere della Sera spiega di cosa si tratta e se ci sono rischi per l’Italia. Scoccimarro è residente a Forlì ed è stato quindi testimone, negli ultimi due anni, di quello che è accaduto in Emilia Romagna.
Dana è un evento conosciuto dalla scienza: “È una depressione isolata che si stacca dal normale flusso che viene dall’Atlantico e genera zone in quota con una temperatura particolarmente bassa. Questo, associato ad alte temperature in superficie, può creare fenomeni convettivi molto intensi, ossia grandi quantità d’acqua che precipitano in poco tempo. È tipico della regione ovest del Mediterraneo e di questo periodo dell’anno”. A rendere anomalo quello che è successo è l’intensità: in questa zona infatti, eventi così non si registravano da svariati decenni.
L’intensità del fenomeno spagnolo è tuttavia anche in linea con i modelli di simulazione del clima. Modelli che hanno a che fare con il cambiamento climatico e quello che potrebbe accadere in futuro nel caso non si tagliassero, e di molto, le emissioni di gas serra.
Scoccimarro spiega che l’aumento delle temperature superficiali aumenta l’energia a disposizione del sistema. Ciò comporta a sua volta “un aumento della quantità di acqua che può rimanere immagazzinata nella colonna atmosferica, e che si rende disponibile quando si scatenano eventi estremi di questo tipo”. La combinazione maggiore presenza di energia e di acqua in atmosfera, accompagnato da un ambiente più caldo rispetto al passato, provoca tempeste d’acqua sempre più forti.
Un problema che si riscontra anche negli eventi climatici estremi italiani è il fatto che il mar Mediterraneo sia più caldo rispetto al passato, contribuendo in questo modo all’aumento dell’intensità di questi fenomeni.
Affinché si arrivi ad una bufera di vento e pioggia come quella che ha travolto Valencia devono esserci una serie di condizioni che si presentano contemporaneamente. “Oltre al fattore scatenante, in questo caso la ‘goccia fredda’, sono necessarie altre condizioni favorevoli, come un quantitativo di vapor d’acqua sufficientemente alto, facilitato anche dalle alte temperature dei mari circostanti”.
E veniamo all’Italia. “La struttura di Dana è tipica del Mediterraneo occidentale, ma anche in Italia abbiamo vissuto fenomeni intensi di precipitazione”. Succede però anche da noi che ci siano cicloni che restano per diverso tempo sullo stesso luogo. E’ accaduto in Emilia Romagna con il ciclone Boris, quello che ha scatenato le ultime alluvioni.
Le depressioni che hanno colpito l’Italia nel 2023 e 2024 sono tuttavia di natura diversa ma alla base della più alta intensità di questi eventi ci sono le stesse variabili, ossia alta disponibilità di acqua in atmosfera legata ad alta temperatura dei mari, spiega ancora il senior scientist presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici. Che aggiunge: “In entrambi i casi sono coerenti con gli scenari di aumento della temperatura globale”.
Per evitare quindi che la situazione precipiti rendendo questi fenomeni sempre più frequenti, abbiamo davvero poco tempo a disposizione: “Dipenderà dal taglio delle emissioni di gas serra nei prossimi decenni, se questo processo potrà essere bloccato o ridotto. Siamo ancora in tempo, ma è necessario implementare rapidamente ciò che gli scienziati, negli ultimi vent’anni, hanno chiaramente definito come necessario per invertire o bloccare la tendenza”.
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