Una recente sentenza dell’Alta Corte britannica ha stabilito che l’uso della parola “calvo” nei confronti di un uomo potrebbe essere considerato una forma di molestia sessuale, suscitando reazioni di incredulità da parte di alcuni utenti sui social media. La decisione arriva al termine di una lunga battaglia legale avviata da Tony Finn, un elettricista di 64 anni, che ha denunciato di essere stato vittima di molestie sessuali sul posto di lavoro.
Tony Finn ha lavorato come elettricista per la British Bung Company per 24 anni, fino a quando non è stato licenziato nel 2021. Nel 2019, durante un acceso litigio con il suo supervisore, Finn è stato insultato con commenti che facevano riferimento alla sua calvizie. Secondo quanto riportato da LBC, il supervisore avrebbe chiamato Finn “stupido calvo”. Finn ha interpretato questo insulto come una forma di molestia sessuale, affermando che la sua condizione di calvizie era stata utilizzata come strumento per attaccarlo.
Il tribunale del lavoro, composto da tre giudici, ha ritenuto che l’insulto avesse “superato il limite”. Nonostante la difesa avesse sostenuto che il termine “calvo” non fosse sessista, poiché anche le donne possono essere calve, la corte ha respinto questa argomentazione.
Nella sua sentenza, il tribunale ha spiegato che esiste “una connessione tra la parola ‘calvo'” e la “caratteristica protetta del sesso”, osservando che la calvizie è “molto più comune negli uomini che nelle donne”. Il presidente del tribunale, il giudice Jonathan Brain, ha affermato che l’insulto era “intrinsecamente legato al sesso” della vittima, sottolineando che si trattava di un commento discriminatorio.
Questa decisione ha suscitato un ampio dibattito, specialmente dopo che la BBC Radio 5 Live ha condiviso la notizia sui propri account social. Nella loro pubblicazione, hanno evidenziato come circa 6,5 milioni di uomini nel Regno Unito soffrano di calvizie, sollevando la questione su come la società percepisca questo problema e se il “banter” (ovvero il prendere in giro amichevole, ndr) sulla calvizie possa essere considerato una forma di molestia sessuale.
La sentenza ha generato molte reazioni sui social, con opinioni contrastanti. Alcuni utenti hanno ritenuto la decisione assurda, minimizzando il problema. Un utente ha commentato: “È ridicolo. Dovremmo tutti sforzarci di essere persone migliori, più comprensive e di supporto verso chi affronta delle mancanze, ma sembra sciocco sprecare il tempo del tribunale per questioni così insignificanti”.
Un altro utente ha definito la questione “un’assurdità totale”, mentre altri hanno espresso incredulità, chiedendosi se la decisione fosse seria. Tuttavia, c’è chi ha difeso l’importanza di un dibattito serio, come un utente che, pur essendo calvo, ha detto di non avere problemi con le prese in giro, purché reciproche: “Sono calvo e mi piace esserlo. Mi dispiace per chi lotta con questo problema, ma non ho problemi con chi fa battute, purché sia in grado di accettarle anche lui”.
Alcuni utenti hanno preferito affrontare la questione con leggerezza. Uno ha scherzato: “I giocatori di freccette di tutto il paese festeggiano”, alludendo alla calvizie comune in questo sport. Un altro ha aggiunto con ironia: “Cocco, guscio d’uovo, palla da biliardo, lampadina e testa lucida… tutto questo solo da parte di mia moglie. Esigiamo giustizia!”
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