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Detenuto 18enne muore carbonizzato nella sua cella a San Vittore (Foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Un ragazzo di 18 anni di origini egiziane la scorsa notte è rimasto carbonizzato a causa di un incendio divampato in una cella del carcere milanese di San Vittore, a Milano. A riferirlo è Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. “L’ incendio sembrerebbe appiccato da loro stessi, come ormai avviene con assidua frequenza- dice De Fazio, riferendosi ai detenuti-. Non crediamo possa parlarsi di suicidio, ma è un’altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno in quello che sempre più appare come un bollettino di guerra”.
Le parole del presidente dell’ordine degli avvocati di Milano

“A San Vittore si registra un sovraffollamento di oltre il 247%, le condizioni detentive e di chi lavora all’interno dell’istituto sono drammatiche. È un mondo inimmaginabile e lontano per i cittadini, ma di cui le istituzioni si devono fare carico unite”. Lo dice il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Antonino La Lumia, dopo la “tragedia nella notte a San Vittore”.
“È fondamentale – dice La Lumia – mettere in campo un lavoro istituzionale unitario, che vada oltre le appartenenze politiche. In gioco c’è il nostro senso di umanità e di civiltà. Non vi è alcun dubbio sul fatto che i reati debbano essere puniti; il punto è affrontare le reali necessità di un mondo complesso. Occorrono interventi del governo decisi e urgenti anche dal punto di vista dell’aumento del numero di personale specializzato in grado di affrontare gli aspetti psichiatrici e che si affianchi alla polizia penitenziaria”.
“Negli anni la popolazione carceraria è notevolmente mutata – commenta Beatrice Saldarini, coordinatrice della Commissione carcere dell’Ordine degli avvocati di Milano – oggi i detenuti per reati comuni sono persone che sono ai margini della società, affetti da gravi disagi psichici e tossicodipendenti”. In una realtà “come la casa circondariale di San Vittore”, prosegue, “le emergenze non riguardano ‘solo’ il sovraffollamento, bensì la drammatica composizione della popolazione carceraria a cui il personale deve fare fronte senza disporre dei mezzi adeguati. Quando si parla di carcere – conclude – è necessario approfondire il tema, considerandone le differenti realtà che lo compongono”.