Allora minorenni, per quasi due anni – tra gennaio 2022 e novembre 2023 – due ragazzine sono state violentate da quindici uomini (tre arrestati sabato, quattro a settembre del 2023, altri nove nel settembre di quest’anno). E anche i tre arrestati di sabato, all’epoca dei fatti erano minori.
Dove è avvenuto tutto? In una serie televisiva? In Iran? No, a Seminara, piccolo comune di poco più di duemila abitanti nella Piana di Gioia Tauro. Nella nostra cara Italia quindi.
Secondo quanto ricostruito fin qui dagli investigatori, le ragazze, amiche tra di loro, venivano anche riprese e derise. In alcuni filmati ritrovati in diversi smartphone, si legge tra le carte, si sentono gli indagati insultare, deridere e offendere le due mentre le violentano.
Una vicenda che si è trascinata per quasi due anni. Eppure, dicono i dirigenti della polizia, “tutti in paese sapevano cosa accadeva”. Poi, tra mille paure, le due ragazze hanno iniziato a parlare con le forze dell’ordine. Tra gli indagati, d’altronde, ci sarebbero rampolli della ‘ndrangheta e figli di politici locali. Quasi tutti, si legge ancora, con legami di parentela con le cosche locali.
E dopo le prime accuse, i primi arresti. Fino agli ultimi tre di sabato. Ma non è stato semplice: per mesi, infatti, una delle due ragazze ha raccontato che il fratello, la sorella e il suo compagno hanno anche tentato di farla ritrattare. “Devi stare muta”, “Ma perché non ti ammazzi?”, “Sei pazza” le urlavano. Ma non solo: proprio per farla passare da pazza le avevano anche prenotato una visita psichiatrica per farla dichiarare incapace di intendere e di volere. E nel frattempo, raccontano gli inquirenti, qualcuno del gruppetto ha anche provato a far sparire le prove: fingendo uno smarrimento hanno anche disattivato una scheda telefonica della ragazza. Ma per fortuna, malgrado le minacce, le due ragazze hanno continuato a raccontare tutto e alla fine gli investigatori hanno ricostruito la vicenda e raccolto le accuse. E ora a gennaio è attesa la sentenza. Ecco, insomma, uno spaccato reale del nostro Paese. Resta la domanda: siamo sicuri di essere un Paese così moderno?