Leggiamo insieme: “Le poliziotte e i poliziotti penitenziari [una volta li chiamavano secondini] impiegati presso la struttura carceraria, vuota, di Gjadër (parliamo quindi del centro migranti in Albania allestito dal governo, ndr) sono alloggiati in camere prefabbricate, poste al piano superiore della struttura, raggiungibile percorrendo una scala metallica esterna (tipo scala d’emergenza), prive di elementari oggetti d’arredo (mancano dallo spazzolone per il water alla tv), condivise con altri, e neanche minimamente in linea con i criteri codificati dall’Accordo Nazionale Quadro del 5 ottobre 2023”.
La nota
Dunque, continuiamo a leggere insieme, “non solo non possono godere della sistemazione alberghiera come tutti i colleghi delle altre forze di polizia e armate in Albania, ma addirittura vengono oltraggiate le specifiche previsioni contrattuali che li tutelano. Se l’Amministrazione penitenziaria e lo Stato italiano non dimostrano il minimo rispetto per le prerogative e i diritti delle donne e degli uomini in divisa che li rappresentano, non osiamo immaginare il trattamento che potrebbe essere riservato ai migranti, ove mai ne arrivassero”.
Piccolo indovinello: chi dice tutto questo? Un giudice con la toga rossa? L’ufficio stampa di una ONG con il manifesto di Matteo Salvini appeso in ufficio a mo’ di bersaglio per i tornei di freccette?
No, lo dice una nota di un sindacato della polizia penitenziaria. I patrioti, quindi, in Albania fanno alloggiare i poliziotti penitenziari senza neanche uno spazzolone per il water in bagno. O forse mentono anche loro, i poliziotti?