Altri tre misteri nel mistero Orlandi.
1) – Perché Pietro Orlandi insiste a pretendere che la Commissione parlamentare, la magistratura vaticana e quella italiana continuino a prendere per buone le “prove” che lui ha esibito sulla sepoltura di Emanuela nel cimitero teutonico del Vaticano e sulla “pista inglese” quando è ormai stato accertato che sono tutte prove fasulle?2) – Perché lo stesso Pietro attacca furiosamente chi ha dimostrato che si tratta di falsi e chi ne prende atto nei giornali e nei vari social?
3) – Pietro Orlandi ha tuonato anche in una puntata televisiva di Verissimo che riguardo la scomparsa di Emanuela “nessuno è al di sopra di ogni sospetto”, neppure Papa Wojtyla, e che “si deve indagare a 360 gradi”, compreso quindi Papa Wojtyla e gli asseriti “alti prelati pedofili del Vaticano”.
Asseriti, ma dei quali Pietro NON ha mai fatto i nomi né ai magistrati né alla Commissione quando è stato audito. Fermo restando il fatto che non può essere né accusato né tacciato di pedofilia chi dovesse avere rapporti sessuali con una persona maggiore di 14 anni, ed Emanuela di anni ne aveva 15 e mezzo.
Pietro Orlandi vorrebbe
Ovviamente pur non trattandosi di pedofilia si tratterebbe pur sempre di atti abominevoli, moralmente riprorevoli, specie se commessi da “alti prelati”, vaticani o no, e tanto più da un Papa, ma non si può parlare più di pedofilia se non come pura retorica.
Che le “prove”, compresa la sfilza di messaggi Whatsapp, riguardanti la sepoltura nel Teutonico e la pista inglese siano solo fuffa lo dimostrano due fatti. Il primo è che i magistrati, sia quelli italiani che quelli vaticani, NON hanno mosso nessuna accusa contro nessuno dei presunti autori dei messaggi Whatsapp. Il secondo è che per quanto riguarda l’ultima versione della “pista inglese” non si è riusciti neppure a capire chi è che l’ha suggerita a Pietro Orlandi, servendosi probabilmente di un nome falso. Spacciandosi perciò per un’altra persone.
Perizia grafologica
La perita grafologa Sara Cordella, presidente dei grafologi veneti, ha da tempo dimostrato ai magistrati che sono false le firme delle lettere di monsignor Poletti e dell’arcivescovo di Chanterbury che lasciavano intendere che Emanuela fosse morta per un aborto. O meglio: le firme sono autentiche, ma copiate di sana pianta da lettere firmate dai due prelati reperibili nel web con un motore di ricerca tipo Google. Ogni essere umano ha un modo di firmare col proprio nome, ma le firme NON sono mai perfettamente eguali tra loro, c’è sempre qualche differenza sia pur minima.
Differenza dovuta al fatto che la pressione della mano nello scrivere la firma NON è sempre la stessa nell’intera firma, ma presenta punti di maggiore pressione, detti intozzature, ovviamente non sempre gli stessi punti.
Come se non bastasse, Sara Cordella interpellata dal settimanale Giallo ha dimostrato che è falsa anche la foto, o meglio la fotocopia della foto data da non si sa ancora chi a Pietro Orlandi e che a dire di questo Mister X rappresenterebbe una mano che mostra nel palmo il famoso girocollo detto anche collanina da tifosa della Roma di Emanuela. Anche l’immagine del girocollo è stata presa di sana pianta da una qualche foto reperibile nel web.
Alla dimostrazione di Sara Cordella Pietro Orlandi ha reagito con sdegno. Nel suo affollato gruppo Facebook dedicato a Emanuela ha infatti scritto:
“Lo show di certi giornali e giornalisti asserviti continua. Ora sono la “rivista” [cioè Giallo] e “l’esperta” [cioè Sara Cordella], non più Procura e Commissione, a sentenziare che la foto con la collanina è falsa, e lo dicono pure con certezza assoluta come a dire a chi indaga, lasciate perdere ci pensiamo noi a screditare Orlandi e le sue stravaganti piste. Veramente dopo 41 anni dover combattere per arrivare alla Verità e contemporaneamente pure con chi cerca sempre di mettere i bastoni tra le ruote e fa di tutto per provare a ridicolizzare ogni indizio è veramente avvilente. Che mondi di m…..”.
Evitando accuratamente ogni polemica Sara Cordella da parte sua su limita a far notare:
“Finora nessun esperto ha affermato e tanto meno dimostrato che io in queste ricerche e conclusioni ho sbagliato”.
Il vento forse sta cambiando e non sempre viene ancora preso per oro colato da tutti tutto quello che Pietro Orlandi “rivela” o riferisce che gli hanno “rivelato”, a volte con “rivelazioni” tra loro contradditorie e inconciliabili. Tanto che alla lettrice Maria De Grandi, che nella pagine delle lettere al settimanale Oggi chiede a chi credere nella girandola di “piste” sul mistero Orlandi, il direttore Andrea Biavardi risponde con la seguente conclusione:
“In questi giorni la commissione parlamentare d’inchiesta sembra avere imboccato nuovi filoni d’indagine. Niente più intrighi vaticani, ma controverse relazioni all’interno della famiglia di Emanuela. Spesso la chiave dei misteri è dietro l’angolo”.
Apriti cielo! Questa volta l’inviperito Pietro Orlandi passando dai 360 gradi a molti meno – e dimenticando i dubbi emersi con la storia del corteggiamento di sua sorella Natalina da parte di zio Mario Meneguzzi, molto più anziano, sposato e con figli – risponde così:
“Questa è quella che io definisco in due modi, disinformazione o ignoranza rispetto a un argomento. Nell’uno e nell’altro caso è una totale mancanza di rispetto delle persone. Ora io non so chi sia questo direttore di questa rivista “Oggi” che risponde alle domande dei lettori, ma mi chiedo come si permette questa persona di liquidare in modo, ripeto, così offensivo nei confronti di una famiglia, una vicenda così grave.
[…] Personalmente non credo sia la pista che sta seguendo la Commissione, almeno lo spero perché se così fosse sarebbe veramente triste. E comunque assurdo che ci sia ancora qualcuno che disinforma insinuando sulla famiglia, un giornalista e direttore di giornale non può permettersi di fare dichiarazioni del genere facendole passare per certe [certezze che Baiani peraltro NON esibisce], offendendo oltre la famiglia anche l’intelligenza delle persone. Stavolta pretendo le scuse, mi sono rotto le palle di continuare a leggere queste cose”.
Perché Baiardi avrebbe offeso “l’intelligenza delle persone” Pietro Orlandi non lo spiega.
POST SCRIPTUM
A Pietro Orlandi, intervistato in televisione a fine ottobre da Peter Gomez, direttore de Il Fatto Quotidiano e conduttore del programma televisivo La confessione, dev’essere sfuggita la conclusione di Gomez a intervista finita: “Ricordiamo il rasoio di Occam”.
Viene chiamato “rasoio di Occam” il metodo espresso nel XIV secolo dal filosofo e frate francescano Guglielmo di Occam e ritenuto uno dei criteri alla base del pensiero scientifico moderno: tra più soluzioni di un problema è bene scegliere quella con un minor numero di presupposti. Cioè la più semplice”.