Emanuela Orlandi, il mistero appassiona sempre meno, il fratello Pietro e Calenda puntano al revival

Mistero Emanuela Orlandi: ce n’è per tutti! In attesa del varo dell’apposita commissione parlamentare d’inchiesta, lo show sulla scomparsa di Emanuela Orlandi si arricchisce di nuove puntate e “rivelazioni”.

Dal Segretario di Stato vaticano cardinale Agostino Casaroli che si masturbava con le mutandine di ragazzine 12-13enni a una nuova tappa – questa volta nei sotterranei della basilica di S. Maria Maggiore e con la complicità di un ministro italiano – dal gioco dell’oca dei resti mortali di Emanuela Orlandi iniziato anni fa dai sotterranei della basilica di S.Apollinare, fino allo sbandieramento dei 26 nomi che Pietro Orlandi ha chiesto ai magistrati vaticani di interrogare il prima possibile.

Il tutto sempre sulla base dell’immancabile sentito dire: vale a dire, sulla base di chiacchiere. Ma andiamo per ordine.

Approvata il 9 novembre scorso, la commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori non è stata ancora formata, ma circola con insistenza la voce che sarà varata entro aprile e che sarà presieduta dal principale promotore dell’iniziativa, vale a dire dal deputato Roberto Morassut, del PD.

Benché suggestionato anche lui dalle quattro puntate televisive di Vatican Girl, miniserie a base del solito sensazionalismo inconcludente prodotta da Netflix e trasmessa lo scorso ottobre, ci ha tenuto a mettere le mani avanti per evitare illusioni e per tentare di evitare che la commissione diventi e resti solo occasione di pubblicità per i suoi membri.

Il 16 novembre, cioè una settimana dopo l’approvazione della commissione, ha infatti lanciato un ben preciso appello:

“Mi auguro che la Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori possa prendere a operare presto. Il presupposto essenziale per garantire un lavoro serio è tenerla al riparo da diatribe politiche e partitiche, tanto più dalla sovrapposizione tra patiti e posizioni o giudizi preconfezionati.

“Qui non si tratta di fare politica, ma di raccogliere documenti, testimonianze e costruire una base documentale seria e approfondita che possa essere utile al lavoro delle magistrature. Quindi auspico che ogni partito si tenga al riparo da questo rischio.

“E dal rischio di offrire alibi a chi a questo organismo non ha mai creduto o l’ha ostacolato proprio con l’argomento che altro non sarebbe stato che una ribalta per qualcuno. Auspico dunque riservatezza, sobrietà e silenzio da parte di tutti fino a quando l’esame dei documenti non consentirà di diradare le nebbie di oltre quarant’anni di false verità, depistaggi e sciacallaggi di ogni sorta”. 

Insomma, Morassut ha voluto chiarire che il ruolo della commissione dovrà limitarsi a fornire alla magistratura italiana e a quella vaticana, che indagano sullo stesso argomento, materiali che si spera possano essere utili.

Speranza ardua dopo ormai quasi 41 anni di fuochi d’artificio, “piste” e “rivelazioni”, una più clamorosa e vacua dell’altra. Anni durante i quali molti eventuali testimoni sono passati a miglior vita e si sono accumulate tonnellate di documenti giudiziari. Materiali che solo per essere letti hanno bisogno di vari mesi. Ma leggerli non basterà certo: devono anche essere confrontati tra loro per capire quali sono attendibili e quali invece no, il che comporta altri vari mesi solo per chiarirsi le idee. 

Non ha invece bisogno di chiarirsi le idee il senatore Carlo Calenda, segretario di Azione e membro più che probabile della commissione, che una settimana dopo l’appello di Morassut ha voluto intervenire a gamba tesa, facendogli lo sgambetto col dichiarare, sulla sola base della miniserie di Netflix. 

“E’ oramai chiaro che il Vaticano sa perfettamente cosa è accaduto a questa povera ragazza di 15 anni. È dovere dello Stato italiano pretendere la verità. Il grado di protervia e arroganza delle gerarchie vaticane, anche davanti a prove documentali che attestano il coinvolgimento della Santa sede, è inaccettabile. Siamo uno Stato laico, non una comunità di vassalli della Chiesa”.

Tradotto in italiano, Calenda sogna una commissione parlamentare d’inchiesta modello “Chi l’ha visto?”, che faccia cioè baccano e spettacolo, su basi precostituite utili a pestare il più rumorosamente possibile l’acqua nel mortaio.

Un modo ottimo per mettere il cappello sulle prossime elezioni politiche, visto che la commissione d’inchiesta durerà “per tutta la durata della XIX legislatura”.

Nel frattempo Pietro Orlandi, in chiara ed evidente sintonia con Morassut, ha reso noti tutti i 26 nomi  della lista delle persone presentata alla magistratura vaticana perché le interroghi e ha specificato di ognuna il motivo per il quale dovrebbe essere interrogata.

La cosa che salta all’occhio è che, a proposito di parlamento e parlamentari, una delle persone che Pietro Orlandi ha chiesto che venga interrogata è Dario Franceschini, ex ministro della Cultura. Perché interrogarlo?

Perché qualcuno ha detto all’Orlandi che Franceschini nel 2014 ha autorizzato la creazione di un locale della basilica di Santa Maria Maggiore per nascondervi i resti mortali di Emanuela. Alle prime polemiche suscitate dalla sensazionale nuova sparata,  i resti mortali sono stati trasformati in documenti riguardanti comunque la sorte della vatican girl di Netflix, cioè di Emanuela.

Perché mai un ministro italiano dovrebbe autorizzare lavori all’interno di una basilica che in base ai patti lateranensi è territorio vaticano e non italiano è un bel mistero. Uno dei tanti misteri, tutt’altro che gloriosi, lanciati in questi decenni anche da Pietro Orlandi. E che hanno trasformato il mistero Orlandi in uno show dalle infinite puntate. 

Il 13 gennaio ai soliti quattro gatti convocati a beneficio di microfoni e telecamere, questa volta in un angolo di piazza Cavour per ricordare che Emanuela se viva avrebbe compiuto 56 anni, Pietro Orlandi ha parlato a braccio, saltando di palo in frasca, totalizzando un discorso lungo e confuso, dal quale, oltre alle solite accuse e diffamazioni contro pontefici e magistrati  (e il sottoscritto), sono emersi due particolari strabilianti, il secondo dei quali decisamente pecoreccio.

1) – a fare il nome di Franceschini per il lavoretto in S. Maria Maggiore sarebbe stato un certo monsignor Piovaro, nome reso non chiarissimo dal microfono tenuto in mano dall’Orlandi a distanza variabile. In realtà, stando alla lista dei 26 nomi, è evidente che si tratta  di  monsignor Gianfranco Piovano, personaggio del mondo delle finanze vaticane come in qualche modo lo era anche Francesca Immacolata Chaouqui.

A suo tempo Pietro Orlandi ci ha tenuto a dire che è stata proprio la Choauqui ad avvertirlo che “verrà trovata vuota” la tomba della principessa Hohenlohe del cimitero vaticano noto come Campo Santo dei Teutonici e dei Fiamminghi. Tomba che secondo voci riferite a Pietro Orlandi con una lettera anonima avrebbe dovuto contenere la salma di Emanuela, ma che invece venne trovata vuota. 

Tutto ciò conferma il sospetto che a partorire la favola lugubre dei resti di Emanuela occultati nel camposanto vaticano sia stato l’ambiente del processo denominato  Vatileaks 2. Se si ascolta attentamente il video del non affollato raduno del 13 gennaio in piazza Cavour si capisce che non c’è stato un contatto diretto tra Pietro Orlandi e monsignor Gianfranco Piovano e che è stata una non specificata terza persona a riferire a Pietro che il monsignore confermava il contenuto della lettera anonima corredata dalla foto della tomba della Hohenlohe.

Terza persona che non è illogico pensare sia stata la stessa Chaouqui. In ogni caso c’è da chiedersi se l’ecclesiastico disse davvero ciò che oggi gli viene attribuito.

2) – Sempre nel piccolo raduno in piazza Cavour del 13 febbraio Pietro Orlandi  ha raccontato quanto gli sarebbe stato “rivelato” da una fonte interna al Vaticano.

Secondo tale fonte, un alto prelato molto vicino a Wojtyla 

si faceva portare da due o tre massoni che aveva sempre attorno tre o quattro ragazzine sui 12-13 anni, consenzienti…Si faceva dare le mutandine e faceva da solo, poi gli dava qualche soldino e loro contente se ne andavano. Non le toccava, erano ragazzine che andava a prendere in certi ambienti, zingarelle”. 

A fine aneddoto si sente chiaramente che viene fatto il nome dell’allora Segretario di Stato cardinale Agostino Casaroli. E Pietro Orlandi ha voluto specificare che la sua fonte gli ha riferito questa faccenda “come un fatto divertente, mentre le cose importanti, quelle gravi, non me le ha dette. Peccato”.

Da quanto ha detto l’Orlandi riguardo tale sua fonte, e cioè sospettata di contatti con la malavita e collezionista d’opere d’arte,  si capisce che doveva trattarsi di don Michele Basso, deceduto nel gennaio dell’anno scorso e quindi non in grado di confermare o smentire quanto “rivelato” da Pietro Orlandi. Eppure Repubblica il racconto dell’Orlandi non solo lo ha preso sul serio, ma lo ha anche addirittura definito “una nuova spallata assestata al Vaticano”

Veniamo ora alla lista di nomi fatta da Pietro Orlandi al magistrato Vaticano Alessandro Diddi con la richiesta che vengano interrogati con sollecitudine:

1) – Cardinale Giovanni Battista Re, come persona informata sui fatti.
2) – Monsignor. Carlo Maria Viganò, persona informata sui fatti riguardante la telefonata dei presunti rapitori arrivata presso la sala stampa il 22 giugno 83, tra le 20 e le 21. [telefonata che come abbiamo dimostrato non può esserci stata]
3) – Cardinale Leonardo Sandri, persona informata sui fatti riguardante la telefonata dei presunti rapitori arrivata presso la sala stampa il 22 giugno 83, tra ke 20 e le 21 [idem]..
4) – Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, persona informata sui fatti riguardanti l’incontro in Procura tra il comandante della gendarmeria Giani , il suo vice Alessandrini e il magistrato Capaldo.
5) – Sua Eminenza il Cardinale Angelo Becciu, persona informata sui fatti riguardanti l’incontro in Procura tra il comandante della gendarmeria Giani , il suo vice Alessandrini e il magistrato Capaldo.
6) – Cardinale Santos Abril Y Castelló, persona informata sui fatti ( nel 2014 presidente della commissione cardinalizia dello IOR e arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore).
7) – Monsignor Giovanni Morandini persona informata sui fatti in relazione all’invito ,nell’estate dell’83 , tra la presidenza del consiglio e la Santa sede , in riferimento al rapimento di Emanuela, di “ non aprire una falla che difficilmente di potrà’ chiudere”.
8) – Sua Eminenza il Cardinale Stanislaw Dziwisz persona informata sui fatti.
9) – Sua Eminenza il Cardinale Emery Kobongo persona informata sui fatti.
10) – Monsignor Pierluigi Celata collaboratore, all’epoca, del card Casaroli e padre spirituale di Marco Accetti( indagato nell’ultima inchiesta archiviata nel 2015).
11) – Sua Eminenza il Cardinale Salvatore de Giorgi Sua Eminenza il Cardinale Julian Herranz; questi due cardinali, insieme al cardinale Josef Tomko, deceduto nel 2022, tre cardinali hanno fatto parte della Commissione, creata da Papa Ratzinger, per indagare sulla fuga di documenti riservati e su altre vicende delicate della Chiesa. I cardinali hanno consegnato al pontefice la loro relazione all’epoca di Vatileaks a Papa Bendetto XVI. Secondo quanto riferisce la stampa, al momento delle dimissioni. “il Papa (Benedetto XVI, na) ha deciso che gli atti dell’indagine di cui solo lui è a conoscenza siano a disposizione del futuro pontefice”. 
12) – Monsignor. Jozef Kowalezyk e Mons. Tadeusz Rakoczy; dalle dichiarazioni del card Dziwitz, riportate nel suo libro del 2007 , erano persone vicine e intime di Giovanni Paolo II al punto che spesso agli inizi del suo pontificato uscivano con Wojtyla e lo stesso card Dziwitz nottetempo all’insaputa di tutti. Potrebbero essere a conoscenza di fatti legati al rapimento di Emanuela.
13) – Don Piero Vergari; indagato per concorso nel sequestro di Emanuela Orlandi e molto intimo di Enrico De Pedis e della di lui vedova, Carla Di Giovanni. Fu oggetto di intercettazioni da parte della Procura di Roma che certo non denotano un comportamento limpido del prelato.
14) – Sua Eccellenza Mons. Georg Gänswein; Segretario personale di Papa Bendetto XVI, a conoscenza degli incontri tra il magistrato Capaldo e i due emissari della Santa , il comandante della gendarmeria Giani e il suo vice Alessandrini. 
15) – Monsignor Peter Welles; nel 2012 Assessore per gli Affari Generali alla Segreteria di Stato e molto vicino a Mons. Gänswein. Secondo quanto riferito da Mons. Valentino Miserachs, maestro di canto corale di mia sorella, fu interrogato, per volontà di Papa Benedetto XVI, il 4 maggio del 2012 dal Comandante Giani e alla presenta di Mons. Wells. Attualmente è Nunzio in Thailandia, Cambogia e Laos.
16) – Mons. Ettore Balestrero; nel 2012 era Sotto- Segretario per i rapporti con gli Stati. Considerato uomo-chiave” del Pontificato di Benedetto XVI. Attualmente è Nunzio in Congo. Da ascoltare come persona informata sui fatti. 
17) – Il Dottor Domenico Giani; ex Comandante della Gendarmeria Vaticana, persona informata sui fatti.
18) – Il Cavaliere Costanzo Alessandini; ex Vice- Comandante della Gendarmeria Vaticana, Persona informata sui fatti.
19) – Dottor Giancarlo Capaldo; magistrato in pensione della Procura di Roma, che potrà riferire sulla presunta “trattativa”.
20) – Dottor Giuseppe Pignatone; già Procuratore della Repubblica di Roma e attuale Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, che potrà riferire sulla presunta trattativa.
21) –  Monsignor. Gianfranco Piovano; avrebbe riferito di sapere che Emanuela Orlandi era stata sepolta presso il Cimitero Teutonico. 
22) – Padre Leonardo Sapienza; reggente della Prefettura della Casa Pontificia, che era presente quando Papa Francesco mi disse che Emanuela era in cielo.
23) – Il Comandante Gianluca Gauzzi Broccoletti. attuale Comandante del Corpo della Gendarmeria Vaticana e negli anni 2015-2016 Vice Commissario del Centro di Sicurezza del Corpo della Gendarmeria. Sequestrò ai tempi dell’inchiesta vatiliks i telefoni riservati della Santa Sede “telefoni bianchi” sui quali avvene lo scambio di messaggi whatsapp in riferimento a ”materiale“ rinvenuto sulla scomparsa di Emanuela.
24) – Francesca Immacolata Choauqui, persona informata sui fatti. 
25) – Monsignor. Angel Vallejo Balda; persona informata sui fatti.
26) – Dario Franceschini ex ministro; persona informata sui fatti riguardante autorizzazione lavori nei sotterranei della basilica di Santa Maria maggiore nel 2014. 

Insomma, come sempre “The show must go on!”. “Venghino, siòri, verghino, avanti c’è posto”.

Published by
Pino Nicotri