Emanuela Orlandi uccisa perché incinta? Aveva il ciclo, nuova bufala nella catena di bufale lunga 40 anni

Emanuela Orlandi uccisa perché incinta di qualche cardinalone se non addirittura del Papa? Una nuova bufala nella catena di bufale lunga 40 anni e vi spiego perché.

Il giorno in cui Emanuela Orlandi sparì aveva le mestruazioni, cosa che rende impossibile la gravidanza. Riporto la mia conversazione telefonica col mio informatore in Vaticano, Monsignor X.

“Nicotri, buongiorno. Come sta? Ma che fa, dorme?”.

Eminenza, che sorpresa! Qual buon vento? No, non dormo, sono sveglio già da quasi tre ore.

“Vento pessimo! Parlo del dormire professionale”.

Cioè? Scusi, non capisco.

“Ieri nella puntata del programma televisivo Verissimo Pietro Orlandi ha sostenuto, con tanto di lettera con l’intestazione del Vicariato di Roma rifilatagli da un tizio che poi ha fatto perdere le sue tracce, che Emanuela è stata portata a Londra per farla abortire perché incinta”.

Sì, eminenza, ho letto. E stavo giusto per scrivere che…

“No, guardi, le chiedo come è possibile che nessun suo collega, né a Verissimo né nei vari giornali, si ricordi che sono stati gli stessi Orlandi, con in testa Pietro, a confermare quanto affermato da Marco Fassoni Accetti, il cosiddetto reo confesso del rapimento consenziente, e cioè che la ragazza il giorno in cui è sparita aveva le mestruazioni. E se aveva le mestruazioni come faceva a essere incinta?!”.

Se lei mi avesse lasciato parlare le avrei detto che stavo giusto per scrivere su questa evidente bufala. Forse Pietro Orlandi pensa che in Vaticano accadano davvero i miracoli e che questo dell’essere incinta nonostante le mestruazioni sia stato appunto un miracolo…

“Lei, Nicotri, ha sempre un umorismo a volte decisamente fuori luogo”.

Beh, ma quando ci vuole ci vuole. Lei certamente sa che a Roma si usa dire che “quanno ce vò ce vò!”.

“Ah, se n’era accorto anche lei della plateale e grottesca contraddizione”.

Però Pietro potrebbe sostenere che Emanuela è rimasta incinta dopo il cosiddetto rapimento.

“Certo, potrebbe. Ma visto che s’è fissato con la storia che Emanuela allietava il letto dello stesso Papa Wojtyla se non di qualche alto prelato, dovrebbe spiegare come mai fanno l’errore di mettere incinta una ragazza persone che in Vaticano a suo dire, e a dire dei suoi tifosi senza se e senza ma, sono impegnate col sesso che scorre a fiumi, fino alle orge sataniche, e che quindi hanno una grande pratica anche di contraccettivi”.

Beh, un errore o un incidente può capitare a tutti.

“Che fa? Ora difende Pietro Orlandi? Ammesso, ma non concesso, che una gentile ospite rimanga incinta, può abortire tranquillamente a Roma, senza doverla portare a Londra. Ci sono anche cliniche che qui a Roma fanno capo al Vaticano, quindi la “complicità” sarebbe assicurata stando a come Pietro Orlandi e i suoi tifosi dipingono il Vaticano e il suo clero: dipinti cioè come una banda  di malfattori. Malfattori talmente idioti da non prevedere un “Piano B”, praticabile nella stessa Roma, in caso di imprevisti di questo tipo”.

In effetti, sarebbe strano che gente dipinta come impegnata a far sesso a gogò non preveda la possibilità di imprevisti sgradevoli e di poterli quindi risolvere in loco.

“E poi c’è un’altra cosa”.

Quale?

“La storia delle comunicazioni tra il Segretario di Stato Agostino Casaroli e l’ex confessore e assistente spirituale di Natalina Orlandi, comunicazioni riguardanti le attenzioni morbose rivoltele dallo zio, ha reso noto che per i temi delicati il Vaticano nella sue comunicazioni usa linguaggi cifrati, e con doppia cifratura. Come si spiega invece che il cardinale Ugo Poletti, Vicario del Papa per la città di Roma, nel ’93 avrebbe inviato all’arcivescovo di Canterbury una lettera non cifrata, nella quale spiattella cose gravissime?”.

In effetti non è molto credibile.

“E poi c’è un’altra cosa”.

Mi dica.

“La lettera è datata 1993, quando Poletti non era più Vicario. Pietro Orlandi sostiene che è stata scritta una data falsa perché, come ha spiegato in televisione a Verissimo: “Mi è stato detto che all’epoca, per documenti particolari, venivano inserite delle cose, per cui se fossero diventate pubbliche si poteva dire che era un falso”.

“Ma allora torniamo al punto di prima: se voglio proteggere dei documenti da occhi indiscreti li scrivo con un linguaggio cifrato, ma certo non col trucco da scalcagnati di inserire “delle cose” come sostiene l’Orlandi col suo ennesimo “mi è stato detto”.

“E questa non è la prima volta che Pietro Orlandi lancia accuse gravissime sulla base di lettere di fatto anonime. Ricorda quella relativa a don Piero Vergari, il rettore della basilica di S. Apollinare?”.

La ricordo benissimo. La lettera anonima secondo la quale don Vergari aveva chiesto l’aiuto di Enrico De Pedis, l’asserito “boss della banda della Magliana”, per fare sparire il corpo di Emanuela, morta durante una qualche orgia nella basilica, e farla seppellire “in terra consacrata”, cioè in un regolare cimitero romano: mi pare il cimitero Flaminio di Prima Porta.

“Anche quella lettera raccolse tanta pubblica attenzione, sbandierata col solito sensazionalismo da giornali, televisioni, Facebook, ecc. Ma quel bidone non ha insegnato nulla a nessuno. Tutti smemorati. Senza contare che con un qualunque programma di scrittura su computer, non solo con Word, si possono imitare caratteri di tutti i tipi. Scrivere e stampare falsi di tutti i tipi”.

Mi risulta sia una pratica a volte utilizzata per esempio per falsificare note spese da farsi rimborsare dal datore di lavoro, quale che esso sia.

“La cosiddetta pista inglese è nata con un falso, quello del sedicente “ex 007” Luigi Gastrini, un bergamasco che nel giugno 2011 “rivelò”, non a Verissimo ma a Metropolis, che Emanuela Orlandi era ricoverata e “sedata in un manicomio nel centro di Londra”.

Senza contare che i manicomi a Londra non esistono e non esistevano.

“Appunto. Strana questa attrazione fatale di Londra….Pietro Orlandi dopo la “rivelazione” di Gatsrini è corso a Londra e quando è tornato si è detto soddisfatto di quanto aveva trovato e fiducioso negli sviluppi”. No comment.

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Pino Nicotri