Emanuela Orlandi, nuova pista: e se il colpevole fosse un uomo della Rai? L’ho già ipotizzato senza soffermarmicisi troppo il 22 giugno 2017 e anche il 26 giugno 2015. Ma ora aggiungo un paio di riflessioni degne di rilievo..
1) – Guardando e riguardando il famoso spezzone del video del programma televisivo Tandem, al quale partecipò anche Emanuela Orlandi qualche settimana prima di sparire, si nota che Emanuela viene ripresa e messa in risalto con maggiore evidenza rispetto agli altri studenti partecipanti. E si nota che Emanuela ne ha piacere, è molto a suo agio.
Ho sempre pensato che le parole dette e ripetute più volte dalla voce femminile fatta sentire al telefono dal cosiddetto “Americano”, che sosteneva fosse di Emanuela, somiglia molto a una prova microfono o a una presentazione di se stessa a qualcuno.
Di recente ho saputo che in occasione di quella puntata di Tandem non venne fatta nessuna prova microfono, a nessuno dei partecipanti. Qualcuno però potrebbe averla fatta in disparte a Emanuela, bella ragazza che piaceva molto non solo ai coetanei (mi dicono che in Vaticano “le morivano dietro tutti”), per poterla agganciare in qualche modo “legittimo”, discreto e non appariscente.
Emanuela
sognava di entrare nel mondo dello spettacolo, checché ne dicano tutti gli interessati a ridurla a icona santino. Questo ipotetico qualcuno essendo della Rai in occasione di Tandem potrebbe averle fatto balenare la possibilità di aiutarla a realizzare il suo sogno.
C’è la testimonianza di una compagna di liceo, Silvia Vetere, che afferma che Emanuela negli ultimi tempi marinava spesso la scuola e firmava le giustificazioni falsificando la firma dei genitori. Lo si legge nella cartella numero 437759 dell’inchiesta nata nel 2008 e archiviata nel 2015, verbale della testimonianza resa alle ore 10:10 dell’11 novembre 2008 negli uffici della Squadra Mobile di Roma agli ufficiali di polizia giudiziaria Angelo Mongelli e Mauro Cau.
Amici del mio gruppo Facebook “Vogliamo la verità su Emanuela Orlandi!” mi hanno reso noto di recente che esiste anche la testimonianza della persona che ha visto Emanuela per ultima. Si tratta di Laura Casagrande, una compagna della scuola di musica secondo la quale Emanuela il 22 giugno camminava su corso del Rinascimento in un gruppo sparso diretto a corso Vittorio Emanuele II, dove c’erano le fermate dell’autobus della linea 64.
Casagrande afferma che a un certo punto lei Emanuela non l’ha più vista. Le sue affermazioni si leggono – pagine 621 e 622 – nel verbale della testimonianza resa il 4 agosto 1983 agli ufficiali di polizia giudiziaria della 3^ Sezione del Reparto Operativo della Legione Carabinieri di Roma. Emanuela mentre camminava su corso del Rinascimento potrebbe avere incontrato il personaggio Rai, arrivato a piedi o in auto, nel qual caso avrebbe potuto seguirlo fiduciosamente.
E’ curioso come ai magistrati la famosa telefonata anonima trasmessa da “Chi l’ha visto?” nel settembre 2005 non risulta sia partita dall’esterno della Rai. Il che significa che è partita dal suo interno. Un bel depistaggio che aveva anche il vantaggio di mettere “Chi l’ha visto?” sulla scia dello strepitoso successo del romanzo del magistrato Giancarlo De Cataldo intitolato Romanzo criminale. Del quale, guarda caso, era in arrivo nel giro di poche settimane il film omonimo.
Stando a un rapporto dei carabinieri da me
pubblicato di recente, e che pare autentico perché non smentito dall’Arma, nel settembre 1983 è partita da un numero riservato sempre della Rai una strana telefonata all’avvocato Gennaro Egidio per dirgli che Emanuela era sepolta a Castel Sant’Angelo. Vero è che tale telefonata contrariamente a quella del settembre 2005 è stata fatta da una donna, ma potrebbe essere stata fatta su suggerimento di un uomo.
Questa mia ipotesi sull’eventuale “uomo della Rai”, ipotesi puramente teorica, di scuola, ha se non altro il pregio di essere molto semplice, degna del rasoio di Occam, al contrario della gran massa di verità rivelate dai cosiddetti “supertestimoni”, tutte basate sempre e comunque su “complotti” uno più improponibile e scombiccherato dell’altro.
2) – Nel libro “Mia sorella Emanuela – Voglio tutta la verità”, firmato da Pietro Orlandi e dal giornalista Fabrizio Peronaci, si legge che Pietro è andato a cercare Emanuela anche a Villa Borghese oltre che nella famosa pineta di Castel Fusano (quella, per intenderci, dove Marco Accetti investì mortalmente il bambino Josè
Garramon) e in altri posti dove i ragazzi, le ragazze e gli adulti “non andavano certo a benedire le case”, per usare le parole di Pietro Orlandi a proposito delle uscite serali in incognito di papa Wojtyla.
Mi dicono che Pietro Orlandi ha confermato tali sue ricerche nella miniserie Vatican Girl, prodotta da Netflix, che io mi sono ben guardato dal sorbirmela.
Queste sorprendenti affermazioni di Pietro Orlandi, che non mi pare abbia mai messo a verbale, anziché idealizzarla come fa sempre, restituiscono a Emanuela la sua realtà umana, e la sua giovanissima età. Età nella quale nel libro citato Pietro Orlandi ammette che di imprudenze e fesserie ne ha fatte anche lui. Quindi non è irreale che Emanuela possa avere commesso un’imprudenza, finita male, ad esempio con l’ipotetico uomo della Rai.