I risarcimenti ottenuti da 31 famiglie di Taranto per i danni ambientali prodotti dall’Ilva dovranno essere restituiti a Nicola Riva, l’ex patron dell’azienda siderurgica. A stabilirlo è stata la Corte d’Assise d’appello di Taranto. Le 31 famiglie che abitano nel quartiere Tamburi, quello che a Taranto si trova proprio vicino all’acciaieria, dovranno ora restituire 155 mila euro, ossia 5 mila euro ciascuna.
Questi soldi, Riva li aveva elargiti come provvisionale su un eventuale risarcimento per i danni causati dalle emissioni dell’impianto siderurgico. I giudici del secondo grado, però, hanno accolto il ricorso presentato dal legale di Riva.
La restituzione del risarcimento preventivo fa parte dell’annullamento della sentenza di primo grado decretata dalla Corte d’Assise d’appello. Come spiega la Gazzetta del Mezzogiorno, si è infatti deciso di far ripartire il processo da zero dopo che si è scoperto che due magistrati onorari tra le parti civili all’epoca dei fatti contestati, erano in servizio.
Ora l’intero processo “Ambiente svenduto” ripartirà da capo e si svolgerà a Potenza. La Corte di Cassazione lo ha confermato e ha dichiarato inammissibili i due ricorsi presentati dal Codacons e dall’associazione Aidma (l’Associazione Italiana Diritti del Malato ndr).
I 5 mila euro li aveva distribuiti il Codacons
A distribuire i 5 mila euro a famiglia era stato proprio il Codacons, che, da parte civile, aveva ottenuto in primo grado un anticipo dell’eventuale risarcimento per i danni ambientali.
Nicola e Fabio Riva, gli ex proprietari e amministratori dell’Ilva, erano stati condannati a 20 e 22 anni di reclusione. Ora la sentenza è stata annullata e tutto il processo dovrà essere rifatto. I Riva hanno quindi deciso di presentare l’ingiunzione per la restituzione dei 155 mila euro. Il processo di primo grado si era concluso nel maggio del 2021. In quell’anno, il gruppo Riva aveva fatturato 4,32 miliardi.