Cronaca

Gaza, Israele detta le condizioni per la tregua. Gli Usa sono ottimisti, meno Hamas che vuole le mappe del ritiro

Fiato sospeso per Gaza. L’accordo c’è ma si litiga sui dettagli. Netanyau insiste: “Ostaggi liberi e cessate il fuoco prolungato”. L’estrema destra israeliana lo critica ma il premier ha già incassato il sostegno di Trump. Due ministri israeliani minacciano l’abbandono del governo, Bibi non fa una piega, non a caso ha discusso fino a tarda notte con le famiglie degli ostaggi. Per lui il dado è tratto.

Il piano in sintesi: il primo giorno sarebbero liberati 3 ostaggi, solo allora comincerebbe il ritiro dell’esercito israeliano. In cambio di 5 soldatesse usciranno di prigione i primi 250 detenuti palestinesi. L’intesa conviene a tutti, ma a guadagnarci è soprattutto Hamas. Netanyau comunque accreditato dal Tycoon ha guadagnato consensi in patria. Biden può rivendicare un successo in chiusura di mandato ma sul futuro di Gaza non c’è nulla di certo e si rischia un altro conflitto.

Gaza, Israele detta le condizioni per la tregua. Gli Usa sono ottimisti, meno Hamas che vuole le mappe del ritiro (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

La tregua, questione di giorni o di ore

La tregua è questione di giorni o di ore. A dirlo è Netanyahu che ha riconosciuto una accelerazione maturata attraverso i negoziati di Doha.  Negoziati che hanno visto all’opera con Israele anche gli Stati Uniti. Il portavoce americano Johan Kirby ha detto: “Speriamo che l’intesa si concretizzi prima della fine del nostro mandato”. Cioè prima dell’ insediamento di Donald Trump, fissato per lunedì prossimo. Permane l’incognita di Hamas: il movimento integralista islamico non ha ancora recapitato la sua risposta finale ai mediatori, scaricando la sua scelta su Israele “perché Tel Aviv non ha ancora presentato le mappe del ritiro delle sue forze da Gaza”. Ma Tel Aviv ha subito smentito.

Accordo in più fasi

Si parla di un accordo in più fasi: 42 giorni di tregua, periodo in cui dovrebbero essere rilasciati 33 sequestrati da parte di Hamas e 1000 detenuti palestinesi da parte di Tel Aviv, nonché il ritiro progressivo dell’esercito israeliano dai corridoi Netzarim e Filadelfia, il passaggio libero dei palestinesi che vorranno tornare al nord. Le successive modalità sarebbero da stabilire 16 giorni dopo l’entrata in vigore dell’accordo. È il caso di ricordare che tre israeliani su quattro vogliono il cessate il fuoco e che nella Striscia si continua a combattere e a morire

Gli Usa mediatori ottimisti

Gli Stati Uniti hanno un progetto chiaro. Lo ha anticipato il Segretario di Stato Blinken: “No alla annessione, Anp e Onu gestiscono il dopo guerra”. Parole dure invece da Pete Hegseth, il discusso candidato al Pentagono scelto da Trump. Nell’audizione di conferma al Senato, quando tutti si attendevano buone notizie sui negoziati (tregua e ostaggi), il veterano della Guardia nazionale ed ex conduttore di Fox News – canale televisivo internazionale h24 – ha dichiarato che porterà una “cultura guerriera” al Pentagono e che lui sarà “un agente del cambiamento”. Ha aggiunto: “Sono cristiano e sionista e sostengo con forza lo Stato di Israele e la sua guerra esistenziale a Gaza. Supporto che Israele distrugga e uccida fino all’ultimo membro di Hamas”. Non è un buon segnale.

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Enrico Pirondini