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Gino Cecchettin: “75 coltellate e migliaia di messaggi non sono aggravanti?”

“Per me c’era anche la crudeltà e lo stalking mi sembrava fuori discussione. Se non c’è con centinaia di messaggi al giorno e 75 coltellate, non so allora cosa siano queste aggravanti”. E’ quanto dichiara Gino Cecchettin, al Corriere della Sera. “Mi alzerò domani come mi sono alzato ieri, sempre con lo stesso sentimento – aggiunge – mi manca una parte di famiglia, un dolore che vivo tutti i giorni. La mia sensazione è che abbiamo perso tutti, una sensazione strana che ha sorpreso anche me”.

“Penso che la violenza di genere – prosegue – non si combatta con le sentenze, bisogna fare un salto culturale, ci vuole più formazione, più rispetto, più benevolenza. Dovremmo fare di più come essere umani, in questo senso mi sento sconfitto. Non ero mai stato in un’aula di giustizia. Mi sembra di aver capito che il pm ha fatto un ottimo lavoro e a lui e agli inquirenti va tutta la mia riconoscenza”.

Cecchettin parla poi dell’avvocato di Turetta, con cui si è stretto la mano: “Mi sono sentito ferito da alcune parole ma posso capire che il suo lavoro è stato improbo, dovendo difendere un reo confesso che ha dimostrato una grande crudeltà. Ha detto che Turetta non è Pablo Escobar, non ho capito perché paragonarlo a un trafficante. L’ho trovato fuori luogo, come ho trovato fuori luogo il discorso della premeditazione. Ha capito di aver urtato la mia sensibilità e ci siamo chiariti. Penso che così dovrebbero fare le persone civili che di fronte alle distanze trovano sempre un punto di convergenza”.

filippo turetta

Gino Cecchettin: “75 coltellate e migliaia di messaggi non sono aggravanti?”. Esclusi stalking e crudeltà (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Arriverà mai il perdono?

Cecchettin spiega: “La dote del perdono si acquisisce o perché te la dona madre natura o perché raggiungi un livello talmente elevato che fai un salto qualitativo come uomo. Io questo salto devo ancora farlo. E quindi mi risulta difficile anche solo pensare al perdono”.

Cecchettin parla anche a Repubblica: “Non ho competenze in giurisprudenza, come posso dire se la pena sia giusta o meno? Filippo ha fatto un errore grave e deve pagare. Se pensassi in modo negativo, direi che una sentenza giusta non c’è: qualsiasi decisione è insufficiente. Ma se ragioni da cittadino che si adegua alle norme, rispetti la decisione del giudice”. Durante le udienze era a due metri da Turetta. Ha mai voluto chiedergli qualcosa? “No. Sappiamo cosa ha fatto e perché. Sta nella descrizione del classico personaggio narcisista, geloso all’inverosimile. Preso atto che Giulia non c’è più, qualsiasi spiegazione di Filippo non mi darebbe sollievo”. Ha sentito i suoi genitori o lo farà? “No, non avrei nulla da dire”.

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